Recèsso
Dal latino: recessus-us, derivato dal participio passato di 'recedere'
- Luogo dove ci si ritira per trovare riposo e solitudine, e, più genericamente, luogo solitario, nascosto, recondito, per lo più angusto: il parco della villa è pieno di freschi e ombrosi recessi.
- In anatomia, umana e comparata, il termine è usato per indicare depressioni, fossette, cavità a fondo cieco o formazioni simili, di natura ossea, connettivale o sierosa.
- In meccanica, cavità interna nascosta di un organo la cui superficie è accessibile solamente con una disposizione particolare dell’utensile. La locuzione in recesso è usata per indicare la fase finale del contatto tra una coppia di denti di un ingranaggio.
- In diritto civile, atto con il quale un contraente si libera dai vincoli contrattuali da lui assunti, attraverso la sola dichiarazione di volontà: può essere convenzionale, quando è previsto dal contratto stesso in una sua clausola o legale, quando è direttamente previsto dalla legge.
- Nel diritto del lavoro, il recesso del lavoratore (o dimissioni) dal contratto di lavoro è generalmente sempre libero, mentre il recesso del datore di lavoro (o licenziamento) nelle aziende è sottoposto dalla legge a vincoli particolari.
- In diritto internazionale, la dichiarazione, da parte di uno degli stati contraenti, di non volere più essere partecipe di un trattato plurilaterale (che però resta in vigore per gli altri stati).
- Sinonimi:(letterale) luogo nascosto, nacondiglio, rifugio, riparo, angolo; (dell'animo) parte più profonda; (anatomìa) cavità; (diritto) atto di rinuncia.
Genova.
Sono le tre di notte. Un uomo sente bussare alla porta di casa; si affaccia alla finestra:
"Chi è, che vuole a quest'ora?"
"Mi scusi tanto, sono il farmacista. Stasera nel darle le pastiglie di aspirina ho sbagliato e le ho dato quelle della stricnina!"
" C'e' differenza?"
" Sì, tre euro e cinquanta..."
Tito Maccio Plauto
(Sarsina, tra il 255 e il 250 a.C. – 184 a.C.)
Commediografo romano.
(da Miles gloriosus, 741-742)
Nam hospes nullus tam in amici hospitium devorti potest | quin, ubi triduom continuom fuerit, iam odiosus siet.
Non c'è ospite tanto gradito che non diventi scomodo dopo tre giorni.
Officinale
Dal latino: officìna = laboratorio; più tardi: laboratorio farmaceutico/laboratorio chimico.
Che si produce in farmacia o è destinato alla farmacia.
Il termine è usato soltanto nelle seguenti locuzioni: piante officinali (o piante medicinali), le piante (per es., altea, assenzio, belladonna, camomilla, digitale, genziana, stramonio, valeriana, ecc.) dotate di proprietà terapeutiche e, per tali proprietà, utilizzate anche nell’industria farmaceutica; droga officinale, la parte della pianta officinale (corteccia, radice, bulbo, foglie, semi, ecc.) contenente i principi attivi, e, talvolta, anche la sostanza che se ne ricava (per es., l’oppio del papavero).
Farmaci o preparati officinali, i medicamenti e le preparazioni (estratti, tinture, ecc.) confezionati, per lo più con sostanze vegetali, in farmacia sulla base di formule fisse; tali preparati, che costituivano un tempo l’unica base terapeutica, e sono stati successivamente quasi del tutto sostituiti dai prodotti di sintesi, sono oggi nuovamente diffusi per l’affermarsi della fitoterapia, cui si riconoscono proprietà di maggiore compatibilità con l’equilibrio complessivo dell’organismo umano, e che pertanto in alcuni casi può positivamente affiancare, e talora sostituire, la somministrazione di farmaci di sintesi.
Sinonimi: farmaceutico.
Switch
Inglese - Pronuncia: suìc(e) = «interruttore, deviatore, scambio [ferroviario]»
- Nel linguaggio finanziario internazionale:
- Termine con cui si indicano operazioni di scambio e negoziazioni di divise o di merci (per es., vendita di azioni di una società appartenente a un determinato settore per acquistarne da società operanti in altri settori), operazioni che avvengono attraverso un arbitraggio.
- Passaggio da un fondo d’investimento a un altro da parte di un risparmiatore, per ragioni di comodità e di reddito.
- In elettronica, e particolarmente in informatica, denominazione generica di un interruttore o di un commutatore all’interno di un circuito. Sempre in informatica, designa anche l’istruzione che consente, all’interno di un programma, di eseguire o meno un sottoprogramma.