2) Esistono suoni che non esistono
Come anticipato, nello studio di una lingua bisogna fare i conti anche con i fonemi difficili da riprodurre.
Il motivo è semplice: in italiano non esistono.
Come conseguenza, nei libri di grammatica straniera questi suoni vengono sempre spiegati cercando di stabilire un parallelismo con l’italiano, oppure attraverso istruzioni che indicano letteralmente dove posizionare la lingua rispetto al palato e ai denti. Abbastanza complicato, insomma. Il caratteristico suono inglese th- (che, come dicono le grammatiche, si ottiene appoggiando la lingua all’arcata dentaria superiore e producendo un suono simile a “dh”) è uno dei più difficili da pronunciare perché non assomiglia a nulla di vagamente italiano.
Cercando di comprenderne la fonetica, noi italiani tendiamo ad agire in tre modi differenti: c’è chi lo pronuncia come se fosse una “f”, chi si limita a sostituirlo con una “d” e chi, infine, si cimenta con una specie di “z” sibilante.