1) Questione di aspirazioni
No, non stiamo parlando di obiettivi e ambizioni. La protagonista di questo primo punto è la consonante più bistrattata dell’intero alfabeto italiano: la “h”. La chiamano "muta", "invisibile" e "fantasma"… e malgrado sia tanto importante, viene spesso dimenticata.
In italiano, da un punto di vista fonetico, viene presa in considerazione solo quando si trova vicino alla “c” e alla “g” perché, come tutti ricordiamo dalle scuole elementari, ne cambia il suono da dolce a duro (marce/marche, magi/maghi).
Nella lingua parlata, invece, se la “h” si trova all’inizio di una parola (come succede per le voci singolari del verbo avere), non viene pronunciata.
Ecco perché, molto probabilmente, gli stranieri (e, ahinoi, anche molti compatrioti) fanno così fatica a cogliere la differenza tra “a” preposizione semplice e “ha” terza persona singolare del verbo avere: la pronuncia è uguale perché, in italiano, la “h” all’inizio della parola, semplicemente, "non si sente".
Cosa succede, quindi, quando parliamo inglese? Che non aspiriamo la “h” di parole come e “house”, “hot”, “honey”, come invece dovrebbe essere.
Il vero problema si pone quando il vostro amico di Londra che vi ha appena invitato al ristorante, si sentirà rispondere che… siete molto arrabbiati!
“Hungry” (affamato) e “Angry” (arrabbiato) per noi italiani suonano praticamente allo stesso modo.