Le cinque commissioni (una per bando; si è preferito non fare una gara unica così che eventuali ricorsi non "contagiassero" l'intero appalto) stanno già aprendo i plichi con i requisiti dei concorrenti. A metà mese si passerà alla valutazione delle offerte e all'assegnazione dei lavori.
Sotto la lente concessioni e contratti. Per esempio, quelli relativi al teatro grande di Pompei. Per l'organizzazione della stagione 2010, il commissario ha impiegato 7,5 milioni di euro per lavori complementari, l'acquisto di camerini-depositi e di allestimenti scenici e teatrali. Risorse che – oltre a essere state assegnate con procedure dubbie sulle quali si sta indagando – non hanno prodotto alcun ritorno economico significativo per la soprintendenza. Infatti, la convenzione con il teatro San Carlo di Napoli – all'epoca retto da un altro commissario, Salvo Nastasi, che era allo stesso tempo capo di gabinetto del ministero dei Beni culturali – prevedeva unicamente il versamento del 10% delle royalties sui biglietti di ingresso. Il risultato è che ora la programmazione del teatro di Pompei è inesistente, perché la procura di Torre Annunziata ha disposto, nell'ambito delle indagini sui lavori di restauro della struttura e sulle attività in cartellone nel 2010, il sequestro di tutto il materiale di scena e degli impianti acquistati dal commissario.