Scorrendo i dati della ricerca, si scopre però che la radio mantiene, e di gran lunga, un fascino inalterato per quel che riguarda le novità, visto che ben il 48% del campione intervistato dichiara di venire a conoscenza di nuovi artisti e nuovi brani proprio attraverso i canali radiofonici, mentre solo il 7% lo fa affidandosi a YouTube, che in questo caso sembra avere un gap ancora forte da recuperare. Come sempre è stato, poi, sono le raccomandazioni da parte degli amici più cari (a qualcuno più in là con gli anni qui verranno in mente le cassettine che venivano scambiate ai tempi della scuola con le novità musicali di ogni genere) ad influenzare gli acquisti, che nel 54% dei casi sono proprio frutto di consigli ben dati.
Ma ormai musica fa rima con smartphone, visto che più di un ragazzo su due ha sul suo telefonino un music player installato da cui ascoltare le canzoni preferite, a conferma di come ormai il valore del supporto fisico sia del tutto ridimensionato. Il 63% degli intervistati dichiara infatti di preferire gli album in forma digitale, anche se il 55% riconosce un certo fascino al cd. E musica fa rima anche con velocità, se è vero che un ragazzo su tre acquista tracce digitali nella prima settimana dall’uscita. Un dato che già avevamo rilevato guardando alcune delle uscite degli ultimi tempi: fortissime nella prima settimana, per poi conoscere un declino repentino qualche giorno dopo.
E per quel che riguarda la musica live? Se è vero che è la fascia d’età che va dai 18 ai 24 quella che più spesso si reca ai concerti (il 7% uno alla settimana o più, il 30% uno al mese), è altrettanto vero che quella che più spende per magliette e poster, o spillette varie, è quella dei teenager. Poco più di uno su due, il 54%, finito il concerto compra infatti la maglietta della band che ha appena suonato.
Insomma, in questa fase di grande frammentazione sembra evidente come piuttosto che tentare di affermarsi nelle classifiche e attraverso i canali tradizionali, sia importante farsi conoscere attraverso quelli sociali per una band che voglia emergere. I media vecchio stile continuano a perdere appeal, con buona pace degli affezionati delle classifiche top, e sarà meglio che facciano presto a cambiare i loro palinsesti, inserendo sempre più proposte provenienti da quella che potremmo definire “musica social” per tentare di riacquistare quell’autorevolezza che l’inseguimento forsennato del mercato sembra aver fatto perdere loro.
La musica è ormai sociale. Bella scoperta, dirà qualcuno, ma se anche gli autorevoli studi Nielsen arrivano a confermarlo, allora la tendenza è più che consolidata e ormai fuori da quella nicchia composta da coloro i quali già da qualche anno fruiscono dei contenuti musicali attraverso la rete e i suoi tanti canali sociali di comunicazione. Il 64% dei giovani americani, secondo lo studio appena citato, oggi ascolta musica attraverso il “Tubo” di Google, mentre il 56% lo fa attraverso la radio, il 53% da iTunes e solo il 50% rimane affezionato all’esperienza del caro, e ormai vecchio, cd.
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