La Germania è il paese nel quale si sono sollevate le più aspre polemiche da parte delle associazioni dei disabili e quelle prolife, convinte che questo tipo di esame spingerà i genitori verso l'aborto in maniera ancora più decisa. Secondo il delegato alla tutela dei disabili del Bundesregierung, Hubert Hueppe, già oggi, il 90% dei genitori ai quali l'amniocentesi rivela la presenza della trisomia 21 nel nascituro decide per l'aborto e ne ha chiesto il divieto di commercializzazione per violazione dei diritti umani. A giugno la Federazione Internazionale degli affetti da sindrome di Down (30 associazioni in 16 Paesi) aveva protestato davanti alla Corte europea dei Diritti Umani.
L'azienda difende il test che è già a disposizione in circa 70 studi medici e cliniche sostenendo la minore invasività rispetto all'amniocentesi, che presenta un modestissimo margine di rischio (1%) per il feto, e che si può eseguire solo alla sedicesima settimana di gravidanza.Per Hueppe si tratta di una discriminazione grave nei confronti del diritto a nascere delle persone down e dei genitori che non scelgono di abortire, in quanto «dovranno addirittura giustificarsi della loro scelta di metterli al mondo».
La trisomia è un'anomalia genetica dovuta alla presenza di un cromosoma, l'unità di Dna dal quale dipendono le caratteristiche fisiche e il sesso, in più: sono 47 invece di 46. Nella sindrome di Down c'è un cromosoma 21 in più generalmente in tutti le cellule, determinando così uno sviluppo diverso da soeggetto a soggetto delle capacità linguistiche e psicomotorie.