Tutti fattori che possono favorire o accentuare questo genere di problema. Il risultato è che sta anche crescendo sempre di più la consapevolezza del fenomeno.
A scattare la fotografia sul popolo dei sonnambuli è Liborio Parrino, responsabile del Centro di medicina del sonno dell'azienda ospedaliero-universitaria di Parma e vicepresidente dell'Associazione italiana medicina del sonno, che spiega all'Adnkronos Salute:
In Italia è difficile fornire dati certi sul fenomeno, perché non è mai stata fatta una ricerca epidemiologica a riguardo. Si può però affermare con certezza che è in aumento la consapevolezza e l'importanza che si dà a episodi che possono far pensare al sonnambulismo. E -anche se i bimbi rimangono i più colpiti- il fenomeno riguarda ormai anche molti adulti, che poi pagano di giorno le "passeggiate notturne" a occhi chiusi. E in alcuni casi non si tratta si semplice camminate in salotto: Ho avuto in cura un paziente che si alzava dal letto nel cuore della notte per poi ritrovarsi, senza rendersene conto, davanti alla fabbrica dove lavorava. Ma c'è anche chi saccheggia frigo e dispense, senza far differenza tra cose commestibili e non.
Il sonnambulismo si manifesta nel 90% dei casi prima dei 14 anni. Può tuttavia manifestarsi a qualunque età, anche se è molto più frequente nei bambini tra i quattro e i sei anni, tendendo a migliorare spontaneamente con l'adolescenza.
I fattori che possono favorire la comparsa di un attacco di sonnambulismo sono la privazione di sonno, l'utilizzo di farmaci antidepressivi, oltre a fattori che possono frammentare il sonno profondo, quali lo stress, i disturbi del respiro in sonno, il dolore. Insomma, tutto ciò che può facilitare il verificarsi di microrisvegli all'interno di un sonno profondo aumenta il rischio di episodi di sonnambulismo.
Un passaggio cruciale è senza dubbio la diagnosi del disturbo. Il corretto inquadramento di un paziente con sospetto sonnambulismo è infatti fondamentale. In particolare è importante differenziarlo da alcune forme di epilessia, ad esempio quella notturna del lobo frontale, che possono generare un'attivazione motoria in sonno, ad esempio sollevare il busto dal letto, emettere suoni, assumere determinate posture.
Fondamentale per una corretta diagnosi è la registrazione video-polisonnografica notturna, che può molto aiutare a inquadrare l'esatta natura dell'episodio. Una cosa che invece non va mai fatta è svegliare bruscamente un sonnambulo.
Mai soprattutto i bimbi vanno assecondati, va parlato loro sottovoce, con dolcezza e con tono rassicurante. Altrimenti il risveglio potrebbe essere troppo brusco e traumatico.
- spiega Parrino.
Nei più piccoli la causa scatenante sembra essere la cattiva respirazione. Nell'ambiente scientifico sta sempre più prendendo piede l'ipotesi di una correlazione tra la cattiva respirazione e il sonnambulismo. Anche la sedentarietà e l'obesità possono portare a questo tipo di problemi.
Cautela con i farmaci, per quanto riguarda l'approccio terapeutico: Nei bambini una terapia specifica è spesso inutile, trattandosi spesso di un problema transitorio che si supera con la crescita. In generale vanno comunque evitati i fattori scatenanti ed eliminati potenziali situazioni di rischio per i pazienti: occorre chiudere le porte a chiave, bloccare finestre, nascondere eventuali oggetti taglienti e appuntiti.