Resta ancora ignota la fonte unica dell'epidemia di legionella esplosa a luglio a Bresso
Ha colpito 52 persone, 5 delle quali decedute. Le indagini e le analisi epidemiologiche condotte dall'Agenzia di tutela della salute di Milano hanno escluso il coinvolgimento sia dell'acquedotto sia delle reti idriche interne alla abitazioni. L'evento è stato probabilmente causato dalla dispersione del batterio favorita da fenomeni atmosferici.
Abbiamo trovato una correlazione tra l'insorgenza della patologia con degli eventi atmosferici eccezionali. Ci sono state almeno due bombe d'acqua nel periodo, specialmente quella tra il 5 e l'8 luglio, che hanno scatenato un aerosol rimasto sospeso in atmosfera che sicuramente ha favorito la diffusione del batterio.
ha spiegato il direttore dell'Ats milanese Marco Bosio. Per i vertici dell'Ats, è da escludere che la fontana del Mappamondo possa essere l'unica causa dei 52 casi esaminati. L'ipotesi è che siano presenti altre fonti "primarie" non ancora identificate.
La squadra di esperti ha anche effettuato 598 campionamenti nelle case dei malati e in 49 luoghi considerati sensibili
L’11,5 per cento delle abitazioni e il 14,3 per cento dei siti pubblici sono risultati positivi alla legionella. Sommando tutti questi dati, è stata anche costruita una cartina con tre possibili siti di diffusione del batterio: la Fontana del Mappamondo in via Roma, gli impianti di raffreddamento di un’area industriale a Sud e quello di un grande hotel a Ovest.
Solo l’incrocio con il tipo di legionella riscontrato sui pazienti permette però di accertare le responsabilità
Compito portato avanti dagli esperti dell’Istituto superiore di sanità, con cui la Regione ha mantenuto contatti continui. È Giorgio Ciconali, direttore delle attività di igiene e prevenzione sanitaria dell’Ats, a illustrare i risultati. «I ceppi isolati negli appartamenti non corrispondono con quelli umani». I malati di legionella non hanno contratto l’infezione dalla doccia di casa. Le analisi invece dicono che lo stesso tipo di batterio è presente in uno dei luoghi pubblici analizzati: la Fontana del Mappamondo di via Roma, in pieno centro.
Attenzione però: Solo per quattro persone su 52 è stato prelevato ed esaminato un campione del batterio
Una procedura dolorosa che si è preferito non infliggere a tutti i malati. E ancora, dice Ciconali, "è da escludere che la fontana sia l’unica causa dei 52 contagi", viste le sue ridotte dimensioni. Scagionata anche la rete idrica. Chi sono quindi gli altri colpevoli? I principali sospettati sono gli impianti di raffreddamento delle industrie. Alcuni di quelli esaminati sono positivi alla legionella, ma il ceppo riscontrato è diverso da quello dei quattro malati presi in esame. Ulteriori approfondimenti sono ancora in corso. Gli impianti poi potrebbero essere non solo in cima a torri, ma anche ad altezze moderate e perfino sottoterra. La nube infetta potrebbe quindi essere risalita dal basso. Dato interessante, buona parte dei malati vive in appartamenti al piano terra o ai piani bassi.
L’amministrazione comunale e l’Ats ora intendono impedire che la legionella si ripresenti a Bresso
Dopo i casi di quest’estate e del 2014. "Abbiamo spento la fontana del Mappamondo già dai primi contagi —dice il sindaco Simone Cairo— e non la riattiveremo più. Probabilmente diventerà una fioriera". Il Comune ha poi concluso i controlli negli edifici pubblici e le sanificazioni delle case nel centro. La Regione proseguirà con un "monitoraggio stretto, anche degli impianti di raffreddamento" spiega l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera. Ma la legionella non riguarda solo Bresso, come dimostrano le 500 polmoniti nel Bresciano.
Entro fine anno approveremo un provvedimento che prevede il censimento di tutte le torri di raffreddamento in Lombardia e norme puntuali per la loro periodica sanificazione.
ha promesso Gallera.