Tutto sarebbe scatenato dai fulmini che sono stati ben fotografati dalle sonde interplanetarie, e che agendo sul metano innescherebbero cambiamenti chimici che porterebbero alla nascita di nuclei di carbonio nella forma cristallina. Questi, trasportati dai moti convettivi dell'atmosfera, subirebbero condizioni di pressione e temperatura tali da trasformarli in veri diamanti. Si è addirittura stimato che in questo modo solo sul pianeta inanellato si formerebbero mille tonnellate di diamanti all'anno.
Ma il loro destino non sarebbe così luccicante; non si tratterebbe, cioè, di «un diamante per sempre». Perché secondo gli scienziati l'ambiente atmosferico di Giove e Saturno sarebbe poi distruttivo e le stesse condizioni di temperatura e pressione che hanno generato le preziose pietre diventerebbero così esasperate da arrivare a scioglierle alimentando addirittura laghi di carbonio liquido.
Sembra un racconto di fantascienza ma i dati raccolti sembrano proprio credibili. Fino a ieri l'ipotesi dei diamanti in superficie era emersa pure per Urano e Nettuno, ma nessuno ipotizzava altrettanto per Giove e Saturno e le loro dense atmosfere. Naturalmente qualche dubbio emerge e Nadine Nettelmann dell'Università di California, ad esempio, suggerisce la necessita di approfondire i meccanismi che porterebbero a questo risultato in atmosfere tanto ricche di idrogeno e elio. Ma la sorpresa, anche se da approfondire, ha acceso la curiosità degli astronomi riuniti a Denver, e non solo quella delle signore.