Sono i numeri dello sciopero degli ortopedici del servizio pubblico che oggi si sono astenuti dal lavoro perché, come ha spiegato Michele Saccomanno, presidente della Nuova Ascoti, il sindacato che ha proclamato la protesta, «non sono più in grado di entrare in sala operatoria con serenità» per il timore di "ritorsioni" legali sulla loro attività.
Lo sciopero (che ha avuto il sostegno di altri sindacati medici oltre che della Società italiana di ortopedia, degli ortopedici traumatologi ospedalieri e del Collegio italiano chirurghi) giunge il giorno dopo la scadenza per la stesura del nuovo regolamento sulle assicurazioni, che secondo il decreto Balduzzi sarebbe dovuto arrivare entro il 30 giugno; ma che, appunto, ancora non s'è visto.
Mancanza di una definizione dell'atto medico (a quanto pare siamo in compagnia dei soli Polonia e Messico) tale che «il chirurgo che commetta un errore con il bisturi viene giudicato come chi causa un incidente stradale o come un malvivente che sfregia la sua vittima con un coltello» e prezzi delle polizze assicurative altissime (fino a 18 mila euro l'anno, assicurano gli interessati) sono tra le principali ragioni che hanno portato alla decisione di scioperare.
Nessun professionista ormai è più in grado di fornire servizi adeguati perché teme di esporsi a rischi insostenibili che tra l'altro i massimali delle assicurazioni non sono in grado di coprire.
- lamenta Saccomanno e ammette:
La nostra protesta crea disagi ai pazienti di cui ci scusiamo, ma arriva proprio per garantire la sicurezza e la qualità delle prestazioni ai pazienti. Noi non vogliamo aumentare le loro sofferenze o le liste di attesa, ma viviamo un disagio che non è più sostenibile.