Pensieri, Poesie & Libri
«Ogni generazione», nota Leah Price sul New York Times, «riscrive l'epitaffio del libro» e aggiunge «Il digitale non ucciderà i nostri amati libri, pur cambiandone radicalmente la forma e le modalità di accesso e distribuzione»
Diverso invece, e meno esplorato, è il modo in cui si sta trasformando la nostra percezione dell'autore in un mondo in cui non serve necessariamente più il libro per essere autori. Ci sono mille strumenti (dai blog in poi) e la stessa idea di «pubblicazione» non ha più quelle barriere di accesso elevate che in qualche modo davano una certificazione autoriale in funzione della scelta dell'editore.
In questa rubrica esploriamo questo nuovo mondo, parlando anche di poesia e sperando di poter diventare il miglior posto dove trovare il tuo prossimo libro da leggere.
Le 10 domande più importanti della nostra vita
- Venire al mondo è una fortuna o una maledizione?
- Dove vado e cosa sono venuto a farci in questo mondo?
- È più logica la fede nell’adilà o la miscredenza?
- Una Verità esiste sempre, oppure non esiste mai alcuna certezza?
- È meglio essere soli o male accompagnati?
- È vero che il contrario di una verità è un’altra verità, o no?
- Non credi che la logica sia intimamente radicata nell’universo?
- A questo mondo è meglio essere intelligenti o… furbi?
- È vero che chi ben comincia è alla metà dell’opra, o no?
- Si suol dire che “chi fa da sé fa per tre e chi semina vento raccoglie tempesta”. È vero o no?
Contattateci sui social e dateci le vostre risposte...
Giovanni Pascoli - Myricae - Il giorno dei morti
Il poeta Giovanni Pascoli inserì nella raccolta Myricae questo suo elaborato.
IL GIORNO DEI MORTI
Io vedo (come è questo giorno, oscuro!),
vedo nel cuore, vedo un camposanto
con un fosco cipresso alto sul muro.
E quel cipresso fumido si scaglia
allo scirocco: a ora a ora in pianto
sciogliesi l’infinita nuvolaglia.
O casa di mia gente, unica e mesta,
o casa di mio padre, unica e muta,
dove l’inonda e muove la tempesta;
o camposanto che sì crudi inverni
hai per mia madre gracile e sparuta,
oggi ti vedo tutto sempiterni
Per fortuna che i peccati capitali sono solo 7 sennò vai a capire quanto tempo ci sbarberei un giorno in Purgatorio prima di essere ammessa all'Olimpo dei vestiti di bianco in Paradiso e anche lì è tutto in forse perchè alla prima riunione indetta per inserire colori un po'sgargianti nelle divise, un po' di musica dance anni 80 o appena mi vedono leggere l'amante di Lady Chatterley mentre mangio cioccolato fondente 75% come fosse acqua, mi ributtano di corsa nel limbo.
La disabilità fa parte della vita quotidiana, ma ancor oggi è difficile poterci fare dell’ironia.
Infatti si pensa che sia argomento sul quale ridere sia sconveniente, poichè tante sono le problematiche affrontate dai disabili.
Mi viene da dire: e allora? Forse che non riderne può essere un aiuto nella risoluzione di tali problematiche? Assolutamente no: evitare le battute sull’argomento non abbatte le barriere architettoniche, né insegna alla gente a non occupare “solo un attimo” i parcheggi per l’handicap. Sarebbe troppo facile!
Invictus
l'Invictus è una poesia scritta dal poeta inglese William Ernest Henley sul letto di un ospedale. Il titolo proviene dal latino e significa "non vinto", ossia "mai sconfitto". Fu composta nel 1875 e pubblicata per la prima volta nel 1888 nel Book of Verses ("Libro di Versi") di Henley.
La poesia è famosa anche perché era letta ogni giorno da Nelson Mandela per alleviare gli anni della sua prigionia durante l'apartheid. Per questo è anche citata nel film Invictus - L'invincibile, del 2009, diretto da Clint Eastwood con Morgan Freeman e Matt Damon, in cui doppiaggio e titolatura in italiano hanno preferito la traduzione libera di invictus con invincibile, anziché con il significato più corretto di invitto, imbattuto, indomito.
Testo Inglese | Italiano
Inglese |
Italiano |
Out of the night that covers me, Black as the pit from pole to pole, I thank whatever gods may be For my unconquerable soul. |
Dal profondo della notte che mi avvolge, Buia come un abisso che va da un polo all'altro, Ringrazio qualsiasi dio esista Per la mia indomabile anima. |
In the fell clutch of circumstance I have not winced nor cried aloud. Under the bludgeonings of chance My head is bloody, but unbowed. |
Nella feroce morsa delle circostanze Non mi sono tirato indietro né ho gridato. Sotto i colpi d'ascia della sorte Il mio capo è sanguinante, ma indomito. |
Beyond this place of wrath and tears Looms but the Horror of the shade, And yet the menace of the years Finds and shall find me unafraid. |
Oltre questo luogo di collera e di lacrime Incombe solo l'Orrore delle ombre, Eppure la minaccia degli anni Mi trova, e mi troverà, senza paura. |
It matters not how strait the gate, How charged with punishments the scroll, I am the master of my fate: I am the captain of my soul. |
Non importa quanto stretto sia il passaggio, Quanto piena di castighi la vita, Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima. |
Caligola -che dal nome dell'imperatore folle non promette affatto bene- sta per arrivare e ad Arezzo la gente ha pensato bene di andare in ferie: schiere di negozi chiusi, serrande grigie abbassate, panchine al parco prenotate dal giorno prima e a chi come me frigge dal caldo in questi giorni le alternative per prendere un po' di fresco sono poche. Rinchiudersi nei supermercati che sembrano diventati luoghi di posteggio per frescheggiare, la nuova Lignano d'Arezzo, e le librerie tra i cui scaffali mi nascondo abbastanza bene con i miei nuovi occhiali da Harry Potter. La miopia fa tanto intellettuale.
Accidiarsi
Quello che direbbe il colpevole
col sentimento del fiacco volere,
senza neanche il punto esclamativo
che già sarebbe affermazione,
ma invece,
con lieve sospiro.
I libri ci fanno sognare, ci aiutano a sviluppare la nostra immaginazione. Tutto questo è molto romantico, in effetti, ma leggere un libro ha degli effetti reali sulla nostra mente. Un libro, infatti, fa accadere alcune cose nel nostro cervello: ci aiuta a diventare più empatici ma può succedere anche che pensi di aver sperimentato sensazioni ed esperienze che invece abbiamo solo letto. Ci credete?
Questo è lo studio proposto da Open Education Database...
Risacca
Accanto a me
solo quanto indugia,
sulla battigia del mare
che qui risacca.
Vago naufragio
ove vortica l’acqua
che poi risucchia.
Di suoni decora il tramonto,
scruto l'oro,
sulla linea rossa dell'orizzonte.
Mie,
le forme del suo nome.
Solo tue,
quelle disegnate
nell'andar via d'onda
che l'obliano.
Filastrocca impertinente
(di Gianni Rodari)
Filastrocca impertinente,
chi sta zitto non dice niente;
chi sta fermo non cammina;
chi va lontano non s’avvicina;
chi si siede non sta ritto;
chi va storto non va dritto;
e chi non parte, in verità,
in nessun posto arriverà.