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Sabato, 21 Dicembre 2013 02:00

#Oggi è il 21 Dicembre - #SolstizioInverno e genetliaco di Neapolis #Napoli

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Rappresentazione delle stagioni - la terra rispetto al sole

Nonostante il freddo, per gli astronomi l’inverno non è ancora iniziato. Nonostante il detto “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia” solo oggi siamo arrivati al giorno dell’anno in cui il sole a mezzogiorno sale di meno rispetto all’orizzonte e questa sarà la notte più lunga dell'anno.

Ma non intendiamo annoiarvi con descrizioni del solstizio per le quali vi rimandiamo a wikipedia, bensì lasciarvi -come nostro solito- una pillola di cultura.

Fondazione di Napoli in una rêverie neoclassica

Oggi è il compleanno di Napoli, sono passati 2496 anni dal 472 avanti Cristo, la 77esima Olimpiade dalle fonti della tradizione ottocentesca, ma come dice qualcuno, non possiamo festeggiare con tutte quelle candeline sul Vesuvio, però, possiamo parlare in modo originale della sua nascita.

(Tratto da un articolo del Corriere Partenopeo Anno XII - N°3 - 31 marzo 1990, rielaborato da Luigi Caruso)

Nel Secretum di Petrarca si legge, secondo la grafia latina del tempo:

Litere velut pithagoree, quam audivi et legi, non inanem esse doctrinam (reperio).

Cioè

La dottrina della lettera cosiddetta pitagorica, che ho udito esporre e ho letto, non è vana (è la mia opinione).

La lettera-simbolo dei Pitagorici è la Y e viene interpretata dal Petrarca (come da Lattanzio mille anni prima) quale simbolo del bivio tra virtù e piacere. Il fatto ci dà l’occasione di chiarire l’equivoco in cui sono cadute le moderne sette pseudoesoteriche: quello di considerare i simboli come segnali di meri concetti morali o soprannaturali, astraendo dal supporto propriamente conoscitivo che essi possedevano in origine e a cui il significato ideale si ancorava in maniera indissolubile. “Simbolo” è etimologicamente “segno di unione”: legame polivalente tra il mondo delle cose, oggetto di conoscenza concreta, e quello delle idee, campo del ragionamento filosofico e della speculazione morale. Se si ignora questo vincolo, inevitabilmente il simbolo diventa materia di vuote elucubrazioni moralistiche, prive della loro originaria convalida reale.

lo stemma di fondo uno scudo al centro un legno tipo fionda e da metà delle righe

In termini epistemologici, diremmo che una “metafisica”, perché abbia senso, deve fondarsi su una “fisica”, così come il termine stesso richiede e come veniva inteso al tempo degli antichi scienziati-filosofi, quale appunto era Pitagora.

Insuperabile ostacolo alla comprensione delle strutture monumentali ed urbanistiche che caratterizzano le antiche culture è guardarle con saccenteria, leggendole in una chiave puramente empirica e mercantilistica. Vero è che alla sufficienza scientistica dei nostri giorni hanno offerto facile bersaglio le fantasie di cui è piena una vasta letteratura di tipo occultistico e magico. Ma altrettanto risibile è, per esempio, all’estremo opposto, l’interpretazione socio-economica che della funzione delle Piramidi avanza Kurt Mendelssohn «L’enigma delle Piramidi», il quale ritiene gli Egizi incapaci di “cognizioni più che rudimentali” in matematica. o lo scetticismo di Martin Gardner che ironizza sull’ipotesi del “rapporto aureo” nelle proporzioni della Grande Piramide (“Le Scienze” n. 78), a causa del degrado del monumento, e non si accorge -tra le tante univoche indicazioni geometriche- dell’angolo della discenderia pari ad arcotangente ½, che è l’elementare base costruttiva di quel rapporto.

Altrettanto stupefacente è sentire da urbanisti odierni che l’agorà di Neapolis sarebbe stata in origine periferica rispetto a un primo nucleo urbano creatosi intorno al rilievo di Caponapoli, per diventare baricentrica solo in conseguenza dell’espandersi dell’abitato verso oriente: in realtà, è impossibile immaginare nulla di più “centrale” di quell’agorà in un progetto urbanistico definito in ogni sua parte fin dall’atto di fondazione della “nuova città”.

La compiutezza ideale dell’impianto urbano originario di Neapolis è quanto appunto emerge da un frammento degli scritti di Dicearco di Messina, che riferisce della fondazione della città. Diversi punti appaiono in esso volutamente oscuri, secondo il costume del pitagorismo; nelle note si ricostruisce il senso generale di una lacuna esistente nel testo.


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