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Martedì, 22 Giugno 2021 02:00

Il cane di Pavlov

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Ivan Pavlov in un esperimento con un assistente ed il suo cane

Il “Cane di Pavlov” è l’icona più classica della Nuova Psicologia Scientifica

La descrizione dei riflessi condizionati (detti: pavloviani) è onnipresente nei libri di psicologia

Anche perché il meccanismo del condizionamento classico è uno dei pochi principi psicologici che siano stati pienamente dimostrati sul piano sperimentale.

Ivan Petrovic Pavlov (1849-1936), professore all’Università di San Pietroburgo, aveva studiato l’ipnosi all’Università di Breslavia, da Rudolf Heidenhain (1834-1897) uno dei maggiori fisiologi e ipnotisti dell’epoca.

Pavlov si interessa così ai comportamenti automatici, particolarmente evidenti e verificabili nello stato di trance

Sviluppa poi delle ricerche sulla fisiologia dei processi digestivi e su come questi si attivano, a partire dalla salivazione, specie nei cani...

Quello che oggi in psicologia è noto a tutti come comportamentismo o scienze comportamentali ha un padre nobile, nobilissimo, capace di vincere il premio nobel per la medicina nel 1904: Ivan Pavlov. Il riflesso Pavloviano Al giorno d'oggi è oramai sdoganata l'associazione fra un dato comportamento ed una causa più o meno emotiva, psicologica. Lo vediamo in tv con Criminal Minds e Mindhunter ad esempio, 2 serie di successo che ci hanno mostrato come anche al più efferato dei crimini corrisponda un perchè, uno stimolo neutro che man mano è divenuto talmente potente da indurre alcuni individui a commettere cose indicibili in nome di pulsioni o emozioni sopite nella propria mente. Lo vediamo tutti i giorni nel marketing, come le aziende pubblicitarie siano in grado di veicolare le nostre abitudini attraverso abili giochi psicologici ed ogni giorno che passa siamo sempre più invasi da tecnologie o campagne mediatiche volte a "studiare" i nostri comportamenti, consapevolmente e a volte anche inconsapevolmente. Il dottor Pavlov fu il primo a studiare e validare una tesi secondo cui a stimoli neutri siamo capaci di associare delle risposte non neutre generando appunto il cosiddetto riflesso condizionato, noto ai più anche come riflesso pavloviano. L'esperimento effettuato da Pavlov vedeva come protagonista un cane affamato. Al cagnolino veniva soddisfatto il bisogno di cibo (stimolo incondizionato e del tutto naturale) ma prima di presentare il "pasto" veniva fatta suonare una campanella (stimolo neutro). Inizialmente il cane iniziava a salivare solo alla vista del cibo, restando totalmente passivo di fronte al suono della campanella. Al ripetersi di tale situazione, identica ogni volta in tempi e modalità il cane iniziò a mutare il suo comportamento, anticipando la salivazione che compariva non più alla vista del cibo ma già al momento del suono della campanella. Quello che Pavlov fu in grado di dimostrare è che se ad uno stimolo neutro associamo uno stimolo incondizionato riusciamo a creare uno stimolo condizionato, un comportamento consequenziale al presentarsi di un determinato evento. Come un trigger il nostro cervello si attiva al presentarsi di un evento X a cui associa un dato evento Y. Nel caso del cane di Pavlov il suono della campanella passò dall'essere uno stimolo neutro a diventare uno stimolo condizionato. Fu per questi studi che Pavlov fu insignito nel 1904 del Nobel per la medicina. Macabra curiosità Oggi siamo abituati a rigorosi controlli e regolamentazioni in campo medico e sperimentale. Non è stato sempre cosi. In netta correlazione con gli esperimenti di Pavlov ma con toni, certamente, più macabri e poco professionali. A condurre un esperimento, a suo modo validante della teoria pavloviana, fu il dottor John Watson nel 1920. Il protagonista, suo malgrado, fu il piccolo Albert a cui dobbiamo noi tutti uno studio sperimentale sul ruolo del condizionamento della paura. Watson pose accanto al piccolo Albert un piccolo topolino bianco che non suscitava nel bambino alcuna paura, fastidio o timore. Una volta che tra il bambino ed il topo scattò "l'amicizia" il Dottor Watson scatenò la sua "professionalità" ed ogni volta che il piccolo Albert provava ad accarezzare il topolino nella stanza veniva sprigionato un rumore fortissimo e disturbante che inquietava il bambino. Il Dottor Watson reiterò numerose volte questo esperimento fino ad indurre in Albert l'associazione topo-rumore. Conseguenza di tale associazione fu l'insorgere nel povero Albert di una vera e propria fobia verso i topi. Ancora una volta la scienza aveva fatto il suo corso, anche se da allora un bambino inerme dovette fare i conti con una nuova paura. Se anche voi doveste avere una paura inspiegabile, un riflesso particolarmente strano tornate indietro con la mente e provate a scavare nei vostri ricordi, non saranno rumori fortissimi o campanelle gli stimoli neutri divenuti attivi ma da qualche parte anche voi avrete la vostra campanella ad attendervi.

Letto 1237 volte Ultima modifica il Martedì, 23 Giugno 2020 07:09
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