Bisogna progettare per un senso collettivo, non per blasfemia individuale.
Questo amava ripetere Gae Aulenti, architetto che ha portato il design italiano nel mondo.
Poliedrica lo è sempre stata: origini pugliesi, ma nata a Udine, poi aveva raggiunto Milano, dove si era formata professionalmente. Erano gli anni 50, periodo in cui la città meneghina era all'apice del recupero del passato integrato al nuovo. L'architetto Aulenti in quel periodo -fa sua- la corrente del Neo-liberty, reazione al razionalismo.
Crea «Pipistrello», lampada ispirata all'Art Nouveau.
Impossibile dimenticare che disegnò il Museo di Orsay e il suo tema floreale.
Importante e discusso ancor oggi, il suo lavoro di restauro di piazzale Cadorna, "L'Ago, il Filo e il Nodo", la scultura di Oldenburg e Van Bruggen.
Ha insegnato all'università e tutto il mondo le ha riconosciuto premi e incarichi prestigiosi. Ultimamente aveva effettuato il restauro di Palazzo Branciforte a Palermo, l'istituto di cultura italiana a Tokyo e l'aeroporto San Francesco d'Assisi di Perugia. L'ultimo premio ricevuto risale a pochi giorni fa, il 16 ottobre, quando alla Triennale di Milano ha ritirato un premio alla carriera.