Caffè e espressi oramai li fanno dappertutto. Spesso però ti rifilano espressi che non sono espressi.
A Budapest prima di bere un espresso degno di questo nome ci si deve svenare. Occorre diventare il client 10 delle caffetterie magiare, lo Spitzer dei bar più pretenziosi di Vatci Utca, spendere in espressi in Ungheria quello che il governatore ha dissipato in squillo di lusso in una vita intera. Stessa storia ad Amsterdam, Copenaghen, Nairobi, Toronto, Madrid, Atene, Los Angeles, Lione. Con un'eccezione, Helsinki. Mezzo milione di pallidissimi cristiani, primatisti europei nel consumo di caffè. Il loro caffè, tra un pasticcino e una mancia, costa come un tascabile della Einaudi ma è dolce, floreale, servito in locations bellissime, con una civiltà e una competenza che certo non ti aspetti in un paese che tutto il mondo conosce solo per le renne e i cellulari della Nokia.