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Martedì, 15 Settembre 2015 02:00

#Democrazia: il popolo ha sempre ragione? Oppure è un vecchio rimbambito?

Scritto da  ovvero liberamente tratto da un vecchio articolo su Panorama a firma Giorgio Ieranò
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attori in maschera in posizioni straneI cavalieri di Aristofane - scena del coro.

Come trovare il leader giusto? Il problema se lo pone anche Aristofane nella sua commedia I Cavalieri (424 a.C.). Se lo pone alla maniera sua, da quel genio della comicità che era. La situazione è questa: Atene è nelle grinfie di un demagogo corrotto e ignorante. Egli tiene in ostaggio il Popolo -Demos- che Aristofane rappresenta come un vecchio rimbambito, bisbetico e credulone. Il personaggio del demagogo è costruito sulla figura di Cleone, che governò Atene per alcuni anni dopo la morte di Pericle nel 430 a.C. Cleone non era probabilmente così rozzo come lo rappresenta Aristofane. Ma al poeta piaceva dipingerlo così e -tramite l’invenzione comica- trasmetterci il suo apologo sulla democrazia.

E dunque, si domandano i protagonisti della commedia, come liberarci di Cleone? Idea: battendolo sul suo stesso terreno. Trovando uno ancora più volgare di lui che lo sostituisca nel favore del popolo. Così viene indotto a candidarsi un trivialissimo Salsicciaio, cioè, dal punto di vista dell’aristocrazia ateniese, sprezzante verso il lavoro manuale e il commercio minuto, il peggio del peggio. Il Salsicciaio si schermisce, dice di non sentirsi all'altezza di una carica governativa: "Non ho cultura, so solo leggere e scrivere, e pure male". "Questo in effetti è un guaio" gli risponde uno dei suoi sponsor. "Cioè che sai leggere e scrivere. Mettersi alla testa del popolo ora non è più cosa da persone istruite e perbene ma da ignoranti e infami". Alla fine il Salsicciaio si fa convincere. I due candidati si misurano in un dibattito pubblico. Vince chi supera l’altro per "furfanteria, impudenza e trucchi". Una forma particolare di elezione diretta del premier o di primarie senza ballottaggio. Il Salsicciaio trionfa e si ride, amaramente, sul destino di Atene.

Il problema della leadership è di antica data. Già ad Atene furono forse sperimentate tutte le soluzioni possibili (e anche quelle impossibili, come testimonia Aristofane). Proviamo dunque a scrutare il passato: chissà che non riusciamo a trarne qualche ispirazione.

Atene era, com’è noto, un regime democratico. Ma ciò non escludeva, anzi, che il leader si proponesse come figura carismatica anche attraverso l’uso sapiente di quella che oggi chiameremmo la sua immagine e mediante l’appello alle corde emotive della massa. Sapersi presentare come personalità d’eccezione, e persino costruirsi un’aura di eccentricità, aiutava nella scalata al potere.

Per la rottamazione, in ogni caso, gli ateniesi avevano un strumento tutto loro: l’ostracismo. Se volevano liberarsi di un leader troppo ingombrante, scrivevano il suo nome su un coccio di argilla e, a maggioranza, lo mandavano in esilio per 10 anni.

Presso gli ateniesi più avvertiti -o più critici- c’era anche la consapevolezza del distacco tra democrazia formale e democrazia reale. "Democrazia a parole ma di fatto governo di uno solo" diceva Tucidide del lungo potere esercitato da Pericle, rieletto per 30 anni di fila alla carica di stratego. I suoi avversari riuscirono a metterlo in difficoltà soltanto accanendosi contro i suoi fedelissimi, come lo scultore Fidia, messo sotto processo con l’accusa di avere usato in modo disinvolto i fondi stanziati per costruire il Partenone.

Letto 6410 volte Ultima modifica il Domenica, 15 Settembre 2019 09:36
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