Come funzionano? Grazie a catalizzatori chimici brevettati, tali impianti riescono a produrre idrogeno a partire dalla materia prima e a convertirlo in benzina, diesel e perfino in carburante per jet. Il processo prende il nome di Idropirolisi e Idroconversione Integrata e consentirà di ridurre il costo del combustibile risultante in due dollari al gallone, circa 40 centesimi di euro al litro, come attesta, dopo un’attenta valutazione, il Dipartimento per l'Energia statunitense.
Un progetto che sembra destinato prendere piede velocemente, come sottolinea anche Martin Link, uno dei progettisti: «I risultati ottenuti ci dicono che il processo è credibile, entro il 2014 avremo degli impianti capaci di produrre fino a 80mila litri di carburante al giorno, e in poco tempo dovremmo arrivare a 1,2 milioni di litri».
E senza andare oltreoceano, anche in Italia ci sono stati forti investimenti in questa direzione: entro fine 2012 sarà operativo il primo impianto al mondo di bioetanolo di nuova generazione a Crescentino, in provincia di Vercelli, a opera del colosso chimico tortonese Mossi & Ghisolfi – azienda leader nella produzione di Pet (il materiale delle bottiglie di plastica) che ha deciso di puntare tutto sulla sostenibilità e che, dopo 5 anni di sperimentazioni e grazie a 100 giovani ricercatori provenienti da 10 diverse università, è pronto a produrre il suo biocarburante ottenuto dalla paglia di riso e dagli scarti della canna da zucchero che ridurrà le emissioni di Co2 di circa 70 mila tonnellateannue e sarà competitivo con il combustibile in commercio.