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Giovedì, 03 Dicembre 2015 08:00

#BaglioriDiVerità: macchinette mangia rifiuti la #polemica

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In primo piano un pertugio di entrata della macchinetta un uomo di cui si vedono solo le braccia sta infilando una bottiglia di plastica, sulla macchinetta predomina il colore arancione, ci sono le scritte ECO24 e le indicazioni di come effettuare le operazioni

Leggiamo in un post sui social la domanda: "Un comune ... ha installato una macchinetta mangia bottiglie di plastica ... Mi dite il lato negativo? Scusate ma io non lo vedo...". Questo è un lavoro per noi del «bicchiere» rispondiamo quindi al nostro amico.

Per intenderci tutti, stiamo parlando delle tanto famose macchinette mangia rifiuti che ti danno contanti in cambio della tua immondizia. Ai più superficiali possono sembrare delle comuni macchinette del caffè, invece sono delle vere e proprie isole ecologiche che devono contenere quintali di prodotto lavato, tritato, compattato e rispettare una serie infinita di leggi e regolamenti.

Questa specie di leggenda metropolitana fa parte delle "catene" "all'estero fanno sempre meglio di noi" e in particolare della moda europea del momento "la Germania è al top". Dopo aver scoperto che non è la Germania ad avere il primato per le rinnovabili, anzi da anni ha smesso di investire nel settore; Dopo aver scoperto che non è la Germania la prima della classe per il riciclaggio di rifiuti, anzi ha invece il primato per numero di inceneritori e discariche; Dopo aver scoperto che i termovalorizzatori sono stati inventati in Italia dalla società EcoDeco (quella delle EcoBalle®, ma quelle vere con il simbolo del marchio registrato); Scopriamo oggi che le macchinette mangia rifiuti tedesche sono fabbricate a Salerno, Italia. 

In Germania, a differenza di quello che succede in Italia, i produttori di imballaggi sono diretti responsabili della raccolta dei rifiuti. Queste macchinette o meglio Micro Eco Compattatori sono gestiti dai produttori stessi e i soldi o i buoni che rilasciano vanno a compensare il contributo che il cliente ha pagato al momento dell'acquisto del prodotto, cioè banalmente gli viene restituita la cauzione.

In Italia invece, forse non tutti sanno che, all'acquisto di un prodotto nuovo paghiamo un contributo per lo smaltimento dello stesso o per il riciclo del suo imballaggio, contributo che viene trasferito al CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi). Un'altra cosa che spesso sfugge è che in Italia gli oneri della raccolta (e, in senso più ampio, della gestione) dei rifiuti spetta per legge ai Comuni (in Italia è persino vietato trasportare immondizia). Comuni che, attraverso i gestori, ottengono i cosiddetti rimborsi da parte del CONAI, calcolati sulla base dei materiali restituiti alle piattaforme CONAI e gestiti a seconda del tipo di materiale da: COREPLA (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio ed il Recupero degli Imballaggi in Plastica); COREVE (Consorzio Recupero Vetro); COMIECO (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica); CIAL (Consorzio Imballaggi Alluminio); RICREA (Consorzio Nazionale Riciclo Imballaggi Acciaio); e RILEGNO (Consorzio Nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi di legno).

Da noi dunque, tra il produttore e il cittadino, ci sono prima il CONAI e poi il Comune, per legge. Una eventuale attività con le macchinette quindi per il momento, ma immaginiamo anche per il futuro, potrebbe essere autorizzata solo dal comune, affidandola al gestore unico del servizio e comunque il materiale dovrebbe essere aggiunto a quello raccolto porta a porta, introducendo un nuovo ed ulteriore costo. Ricordiamo che uno dei motivi che hanno portato ad abbandonare le "isole ecologiche" costituite da "campane" per la raccolta dei rifiuti è stato, appunto, che le stesse tendevano a diventare delle micro discariche (attorno alle campane). È vero che il pagamento dei rifiuti conferiti tenderebbe a disincentivare il loro abbandono in ogni dove, ma i maleducati, o comunque coloro che già oggi mal sopportano la raccolta differenziata, potrebbero comunque approfittare della minore sorveglianza dovuta alla molteplicità dei punti di conferimento. Se addirittura non vogliamo considerare anche gli immancabili vandali.

Dopo queste considerazioni ci sono i costi di investimento iniziali che per legge dovrebbero essere caricati in tariffa rifiuti, le macchinette spaziano da un minimo di 80mila euro a oltre 300mila per quelle più sofisticate. Non possiamo dimenticare inoltre i costi della loro gestione come ad esempio: contatore di energia elettrica, pulizia, manutenzione ordinaria, eventuale trattamento delle acque meteoriche scolanti sulle aree interessate prima dell'invio in fognatura e realizzazione di quest'ultima dove manca, video sorveglianza ecc. Certo per quanto riguarda il rimborso da dare all'utente, questo, potrebbe derivare da strategie di marketing, ma staremmo comunque parlando di introdurre ulteriori costi per gestire un network pubblicitario di qualche tipo.

Nonostante tutto questo e senza deroghe di legge, probabilmente facendo le cose un po' così alla buona come spesso di usa fare in Italia, stiamo sperimentando queste macchinette con progetti di enti pubblici e privati e su internet continuano a girare appelli a questa idea "intelligente".

In conclusione lasciateci però fare una domanda che però è una semplice considerazione, spesso notiamo in queste "grida col megafono" un ribaltamento della realtà, chiediamoci: il comune deve pagare il cittadino per fare in modo che rispetti la legge, oppure deve multare chi non la rispetta?

Letto 2882 volte Ultima modifica il Giovedì, 03 Dicembre 2015 08:16
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