“NOLI ME TANGERE”
Giotto 1303-1305
Papa Francesco ricevendo un'associazione di cattolici americani e europei, mecenati dei Musei Vaticani disse:
Le opere d'arte danno testimonianza delle aspirazioni spirituali dell'umanità, dei sublimi misteri della fede cristiana e della ricerca di quella bellezza suprema che trova la sua origine e il suo compimento in Dio.
La vittoria del Risorto sulla morte è celebrata da molti, grandi artisti. Il tema della resurrezione, tuttavia, è raramente presente nella pittura altomedievale, come pure nel corso del Duecento. In questo periodo sono invece frequentissime rappresentazioni vetero e neo testamentarie. Giudizi Universali, storie di santi. Le "Maestà" (della Madonna e del Cristo) sono invece assai numerose ed altrettanto lo sono i crocefissi lignei dove al tipo del Cristo "triumphans" succede quello più umanizzato del Cristo "patiens".
Per questo tema si deve giungere alla pittura gotica, al 1300, a Giotto. Ed è proprio Giotto, infatti, a dipingere una delle prime iconografie relative alla Resurrezione di Gesù.
La Resurrezione rimane tuttavia sempre molto meno frequente, rispetto allo sviluppo di altri temi iconografici religiosi nei quali, l’aspetto umano entra con sempre maggior forza nelle storie sacre : negli affreschi, nei dipinti e anche nei rilievi che ornano lunette e portali. Ne sono un esempio, a Firenze, le decorazioni scultoree di due tra i protagonisti più significativi del primo Rinascimento toscano.
Un altro straordinario protagonista del primo Rinascimento italiano, forse il più grande del Quattrocento, Piero della Francesca, dà vita ad una delle più intense interpretazioni della Resurrezione di Cristo.
Il Quattrocento è comunque quasi altrettanto avaro del Trecento, in quanto Resurrezioni, ed è piuttosto prodigo di Assunzioni e Trasfigurazioni. Il pieno Rinascimento ne offre alcune memorabili, in cui la carica emozionale implicita nel tema stesso, raggiunge suggestioni che il Manierismo sa accentuare. La pittura e, in genere tutte le arti, nel Cinquecento sanno usare strategie rappresentative per ottenere il massimo delle loro potenzialità.
Piero della Francesca nell’affresco “Resurrezione di Cristo”, eseguito tra il 1450 e il 1463, pone al centro la figura di Gesù e, più in basso, degli uomini che dormono alla base del sepolcro. Rodolfo Papa docente di Storia delle teorie estetiche presso la Pontificia Università Urbaniana:
In questo sacrificio che Cristo fa sulla Croce e che porta alla vittoria sulla morte, non c'è nessuno sforzo dell'uomo; è un gesto gratuito che Dio stesso fa nei confronti dell'uomo. Quelle figure che sono lì addormentate, ricordano il racconto di Matteo in quanto le guardie vengono poste lì, perché altrimenti si sarebbe detto che era stato portato via e che quindi la Resurrezione era semplicemente un artificio fatto dai seguaci di Cristo. Ma soprattutto quelle figure, rappresentate in quel modo, dicono anche delle cose estremamente interessanti perché tra quelle ce n'è una che, in modo particolare, porta le mani agli occhi. Sono addormentate, ma forse sono lì a dire che è indicibile; quello che sta accadendo è qualcosa di talmente fuori dalla portata dell'umano. Ed è così straordinariamente raccontato. Infatti il sepolcro – ed è quello il punto di vista interessante – che contiene il corpo di Cristo viene rappresentato come se fosse un sarcofago. Il punto di vista prospettico è dal basso, in modo tale che non vediamo il corpo di Cristo contenuto dal sarcofago, ma lo vediamo emergere dal sarcofago. Il sarcofago però è chiuso, proprio per sottolineare l'indicibile. Poi il fatto che ci siano due paesaggi alle spalle - uno brullo e uno rigoglioso - fa proprio capire il passaggio del tempo ma anche il passaggio spirituale, la dimensione profonda che c'è tra il momento della morte e il momento della Resurrezione, il momento del mondo devastato dal peccato e il mondo, invece, che viene riconciliato attraverso la figura di Cristo al Paradiso. L'uomo è addormentato, non fa nulla ed è lì addirittura armato contro Cristo. E Cristo salva tutti.
Anche nel dipinto "Resurrezione" di Raffaello, eseguito tra il 1501 e il 1502, la figura di Cristo è al centro. Ma rispetto all'affresco di Piero della Francesca, il Risorto si solleva dal sepolcro e ascende al cielo:
Il punto è esattamente questo: abbiamo una ripresa di quegli elementi pierfrancescani che vengono riorganizzati, riordinati da Raffaello che pone, però, un elemento, un altro punto di vista: Cristo non solo risorge, ma ascende al Cielo. Questo è un tema che vedremo anche in altri dipinti successivi. Per esempio, nel Polittico Averoldi di Tiziano c'è Cristo rappresentato insieme con quelle guardie che dovevano stare lì a controllare che nessuno trafugasse il corpo che in realtà, poi alla fine, diventano testimoni involontari della Resurrezione. Una Resurrezione che, non solo, allude all'ascensione al Cielo, ma addirittura al ritorno di Cristo in gloria sulle nubi nel momento finale, quello che precede il Giudizio. Quindi questo viene rappresentato come un momento unico: il Kairos, il momento giusto dell'incarnazione, è legato contemporaneamente anche alla Resurrezione e al tempo ultimo come se fosse ormai tutto un unico tempo. E per esempio nel Polittico Averoldi, come in realtà anche in Raffaello, la natura è ormai completamente trasfigurata quindi è risarcita nella condizione originaria che è quella del Paradiso.
Quello che nella lettura iconografica di Piero Della Francesca è indicibile, diventa incredulità nel dipinto realizzato da Caravaggio tra il 1600 e il 1601. Nella scena, contraddistinta da un estremo realismo, San Tommaso è incredulo e tocca il costato di Cristo. Ancora Rodolfo Papa:
Ma Caravaggio non è incredulo, come alcuni storici dell'arte hanno sottolineato. Quell'elemento, quella capacità di rendere toccabile quel corpo, è un punto fondamentale che va inserito nel momento culturale, storico in cui vive Caravaggio. Ci troviamo alla fine del secondo Manierismo, in un momento in cui si sta mettendo in pratica tutto quello che si è detto nei 1600 anni precedenti sull'utilizzo delle immagini. Le immagini hanno un compito fondamentale: non solo quello di educare, di far pregare, di dare un esempio morale, ma anche di contemplare, di vedere con gli occhi ciò che è invisibile a noi perché viviamo in un'altra epoca, in un altro tempo. E allora, il compito ultimo dell'arte non è solo quelle di vedere ma anche di farci – in qualche modo – toccare. In quel dito di Tommaso, noi abbiamo tutto il nostro sguardo, perché di fatto il corpo di Cristo – così come ci diceva Tertulliano – è il centro della nostra salvezza, "Caro cardo salutis". E quella carne, Raffaello la dipinge in un modo, Piero della Francesca in un altro, Caravaggio confida di più sul colore e sul contrasto tra luce ed ombra. Ovviamente ogni epoca mette in risalto un elemento particolare che gli è più consono, più vicino. Ma io direi che l'elemento più proprio dell'arte cristiana è la rappresentazione dell'Emmanuele, cioè del Dio con noi, quel Dio che diventa visibile. La prospettiva nasce appositamente per questo, così come la teoria delle luci e dei colori. Le ombre e le prospettive non sono nient'altro che un'invenzione interna del cristianesimo per raccontare questo indicibile e invedibile, perché stando in un'altra epoca in un altro tempo non abbiamo l'opportunità di vederlo; ma è sempre presente, perché Cristo muore e risorge costantemente tutti i giorni.
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Polittico di Massa Fermana - dipinto a tempera e oro su tavola (110x190)cm di Carlo Crivelli, datato 1468 - conservato nella chiesa dei Santi Lorenzo e Silvestro a Massa Fermana
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La Pala Tornabuoni - dipinto a tempera su tavola (altezza massima 221 cm) di Domenico Ghirlandaio e bottega, realizzato per l'altare centrale di Santa Maria Novella dal 1490 circa e completato dopo la morte del pittore (1494) fino al 1498 circa. Oggi si trova smembrata in più sedi, con lo scomparto centrale (Madonna in gloria tra santi) nell'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera
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“NOLI ME TANGERE” - pannello - Giotto 1306 - Cappella degli Scrovegni, Padova
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La Resurrezione - dipinto, tempera su tavola (70x92)cm di Andrea Mantegna, datato 1457-1459 - conservato nel Musée des Beaux-Arts di Tours
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Resurrezione dipinto olio su tela 168,3x107,7)cm realizzato tra il 1937 ed il 1948 dal pittore Marc Chagall - È conservato nel Centre Pompidou di Parigi
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Santi Girolamo e Dorotea adorano Gesù nel sepolcro - dipinto a tempera verniciata su tela (120x140)cm del Moretto 1520-1521 - chiesa di Santa Maria in Calchera di Brescia
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Resurrezione - vetrata (diametro 480 cm) disegnata da Paolo Uccello e realizzata dal vetraio Bernardo di Francesco 1443 - tamburo del Duomo di Firenze
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Resurrezione di San Francesco al Prato - dipinto a olio su tavola (233x165)cm di Pietro Perugino 1499 - Pinacoteca Vaticana
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Resurrezione - affresco (225x200)cm di Piero della Francesca - 1450-1463 - conservato nel Museo Civico di Sansepolcro
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Cristo risorto - affresco staccato di Pietro Lorenzetti, databile 1336-1337 - conservato nel Museo dell'Opera del Duomo a Siena
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Polittico Averoldi - dipinto a olio su tavola (278x292)cm di Tiziano, databile al 1520-1522 - conservato nella collegiata dei Santi Nazaro e Celso a Brescia - La scena centrale rappresenta la Resurrezione
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Resurrezione di Cristo - dipinto a olio su tavola (52x44)cm - Raffaello Sanzio 1501-1502 - conservato nel Museo d'Arte di San Paolo, in Brasile
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Cristo risorto in gloria - dipinto olio su tavola (348x258)cm di Rosso Fiorentino, databile 1528-1530 - conservato nella Museo diocesano a Città di Castello
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Resurrezione di Cristo - dipinto a olio su tela (183x155)cm di Pieter Paul Rubens 1616 - conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze
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Il Risorto appare alla Madre - dipinto di Tiziano compiuto nel 1554 - conservato nella Chiesa Parrocchiale dell'Assunzione della Vergine di Medole, in provincia di Mantova
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