Varrone
(Satire menippee, 218 B)
Nescis quid vesper serus vehat
Non sai che cosa porti la sera inoltrata
(Bella immagine poetica che riprende il motivo dell'incertezza del futuro e della condizione umana)
Rompiscatole
Otto di mattina, l'impiegato è appena giunto in ufficio, sta per andare a bere il caffè quando squilla il telefono.
Lui alza la cornetta e fa:
" Chi è che rompe i coglioni a quest'ora ?"
A quel punto si sente strillare dalla cornetta:
"Come si permette. Ma lei ha la minima idea di chi è il suo interlocutore? Io sono il presidente di questa società!"
E l'impiegato:
"..e lei sa chi sono io ?"
Il presidente, preso alla sprovvista risponde: "No"
E l'impiegato: "Che culo che ho!" E riaggancia.
Ovidio
(Metamorfosi, 3, 466)
Inopem me copia fecit
L'abbondanza mi ha reso povero
(E' il motivo della ricchezza come fonte di infelicità e preoccupazioni)
Reminiscènza
Etimologia
Dal latino: reminiscentia, derivato di "reminisci" ricordare, della stessa radice di "mens -mentis" mente. Sostantivo.
Significato
- Ricordo vago di qualcosa lontano nel tempo e che si era quasi dimenticato: quella foto presenta una reminiscenza approssimativa del suo volto; le mie reminiscenze letterarie.
- Nel linguaggio filologico e critico, passo di un componimento letterario, musicale o simili che desta il ricordo di un altro e talvolta denuncia una imitazione più o meno accentuata: in questa commedia trovo molte reminiscenze pirandelliane; le canzoni leopardiane sono ricche di reminiscenze dei classici; questa sinfonia è tutta una raccolta di reminiscenze beethoveniane.
- Nell’uso filosofico il termine platonico indica un momento della conoscenza delle idee che, presenti nella memoria, vengono come risvegliate e ritrovate attraverso un processo di purificazione dalla sensibilità.
Aggettivo
Reminiscitiva: facoltà di ricordare.
Sinonimi
Memoria, ricordanza, ricordo, rimembranza, sovvenire.
Nuovo Testamento
((Vangelo di Matteo, 21, 22 - di Luca, 20, 25 - di Marco, 12, 17)
Reddite ergo quae sunt Caesaris Caesari et quae sunt Dei Deo
Date dunque a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio
(Detto molto famoso e molto citato sia per esprimere l'onestà moralee intellettuale, sia per affermare la separazione tra Stato e Chiesa)