Era una notte limpida, con una grande luna che illuminava tutto come se fosse giorno. Il piccolo camminava piano, voltandosi a destra ed a sinistra. Trascorse molto tempo prima che notasse qualcosa di familiare. In un cortile era posteggiato l'automezzo.
"Bene!" pensò. Davanti a lui si ergeva un edificio con tante finestre, ed un grande portone. Si sedette un momento per pensare "Vediamo, come faccio per entrare?" Poi notò che al primo piano una di queste finestre era aperta. "Basterà arrivare lassù."
Il piccolo però non era ancora un bravo scalatore e si accorse, troppo tardi, che non solo soffriva di vertigini, ma che non aveva molto equilibrio. Non si perse comunque d'animo e pien di coraggio, iniziò la scalata, saltando di qua e di là giunse sul cornicione. Ancora un paio di metri e sarebbe entrato.
"Non devo guardare giù" pensava avanzando "Altrimenti perdo la concentrazione e cado". Ripetendo questa frase arrivò all'apertura.
Entrò in una stanza dove si trovavano alcune gabbie ed in una di queste c'era la sua amica distesa a terra. Aveva gli occhi chiusi e non si muoveva.
"Spero di non essere arrivato tardi" e con il cuore che gli batteva all'impazzata la raggiunse e cominciò a chiamarla.
Redrose aprì gli occhi e si voltò "Piccolo, che cosa ci fai qui?" domandò molto sorpresa nel vederlo.
"Sono venuto a liberarti". Detto questo si arrampicò sulla gabbia e con tutta la forza che aveva, spostò il catenaccio che chiudeva la serratura.