Un avvicendamento dovuto, spiegano gli esperti britannici, perché la vecchia formula è destinata alla pensione: ingannava in due casi, facendo risultare i più bassi più magri e i più alti più grassi.
Nick Trefethen docente di analisi numerica alla Oxford University propone di cambiare. Il Bmi non era del tutto fedele alla realtà, anche se molto semplice da calcolare: bastava dividere il peso per l'altezza elevata al quadrato. Insomma, a parte una divisione e una doppia moltiplicazione, l'operazione non era da cervelloni. Il Bmi continua ad avere una indubbia utilità, perché descrive la distribuzione del grasso corporeo, dividendo le persone in tre categorie: normopeso, sovrappeso, obesità. Ma è una stima approssimativa che non tiene conto delle persone basse e di quelle molto alte. Il nostro algoritmo è, invece, preciso perché bilancia più accuratamente il peso con l'altezza, sostiene Trefethen.
Il nuovo calcolo algebrico tiene conto di queste importanti differenze. Si ottiene moltiplicando il peso per 1,3 e dividendo il risultato per l'altezza elevata a 2,5. Con la nuova formula /afferma Trefethen/ chi misura meno di 1 metro e 52 guadagna 1 punto di Bmi e risulterà quindi più grasso. Al contrario, chi si avvicina ai 2 metri di altezza perde 1 punto, rivelandosi quindi più magro.