È solo questione di tempo: prima o poi il nostro pianeta sarà investito da una potentissima eruzione di plasma e particelle emesse da una immane espulsione di massa coronarica, uno dei fenomeni più energetici che avvengono sulla superficie solare; e così intensa da mandare in tilt le reti elettriche e bloccare per lungo tempo tutte le infrastrutture da esse dipendenti, catapultando il nostro livello di civiltà indietro di almeno centocinquant’anni: non solo black out delle comunicazioni e dei sistemi informatici, ma anche dei trasporti, del riscaldamento, delle strutture sanitarie e di ogni servizio di vitale importanza.
Lo afferma uno studio pubblicato sul numero del 1 agosto di Physics World e condotto da Ashley Dale, esperto di meteorologia solare dell’Università di Bristol e membro di SolarMAX, una task force internazionale creata per studiare i rischi e gli impatti che le tempeste solari possono causare e come minimizzarne i danni.
Secondo le ricerche condotte dagli astrofisici, una super tempesta solare non è solo una minaccia, ma una certezza: seppur eccezionale, un evento del genere investe la Terra mediamente ogni centocinquanta anni. L’ultimo è occorso nel 1859: sulla superficie della nostra stella si è verificata un’espulsione di massa coronarica con un’energia pari a un miliardo di bombe atomiche come quella di Hiroshima, in grado di scagliare verso la Terra un paio di miliardi di tonnellate di particelle a tremila chilometri al secondo.
Tuttavia l’impatto e le ricadute sulla popolazione furono di scarsa entità e passarono quasi inosservate: a quell’epoca infatti le uniche linee elettriche erano i cavi del telegrafo e le attività umane non erano così strettamente dipendente dall’energia elettrica come ai giorni nostri.
Allerta Dale:
Se un tale fenomeno si ripetesse oggi le particelle cariche interagendo col campo magnetico terrestre causerebbero intense correnti a terra che manderebbero fuori uso le centrali e le linee elettriche: senza energia, diventerebbe impossibile far rifornimento ai distributori di benzina, prelevare soldi al bancomat, usare il telefono di casa o il cellulare e persino la fornitura di acqua e le fognature sarebbero messe fuori uso, col rischio di diffusione di malattie epidemiche.
Non è un allarmismo esagerato lanciato a scopo sesazionalistico: anche gli scienziati della Nasa avvertono che sarà del dodici per cento la probabilità che nei prossimi dieci anni si verifichi un evento come quello del 1859, denominato di Carrington, dal nome dell’astronomo inglese che osservò il brillamento solare appena precedente la super tempesta. Infatti prima di un’espulsione di massa coronarica si verifica spesso un brillamento solare, cioè l’emissione di una protuberanza di materia incandescente dalla superficie del Sole, una lingua di fuoco che si estende per migliaia di chilometri nello spazio accompagnata da forti emissioni di raggi X e gamma.
E proprio monitorando questi fenomeni, secondo Dale e colleghi, si potrebbero prevedere con largo anticipo le tempeste solari, in modo da approntare le adeguate contromisure per evitare catastrofi irreparabili. Ma in che modo? Secondo quanto emerso da un congresso di ben quaranta scienziati del SolarMAX tenutosi lo scorso anno alla International Space University di Strasburgo, in Francia, la soluzione ideale sarebbe mettere in orbita attorno al sole una rete di almeno sedici satelliti, non più grandi di una scatola di scarpe, in grado di rilevare la meteorologia solare.
Prosegue Dale:
Con questo sistema, fornendo i satelliti di adeguati strumenti e realizzandoli con materiali resistenti alle radiazioni solari, potremmo sapere dove, come e quando si verifica un’espulsione di massa coronarica sul Sole con qualche settimana d’anticipo e nel caso di una super tempesta come l’evento di Carrington e diretta verso di noi avremmo tutto il tempo per spegnere le centrali e le linee elettriche, mettere in sicurezza le infrastrutture elettroniche e in più orientare i satelliti per le telecomunicazioni in modo che non siano investiti dalla violenta onda energetica.
Difenderci dalle tempeste solari è secondo lo scienziato un imperativo per la sopravvivenza della nostra specie e conclude:
Mai come in quest’epoca il genere umano è stato così soggetto alla volubilità della nostra stella, ma per fortuna abbiamo raggiunto un livello di sviluppo tecnologico che ci consente di sviluppare metodi per contenere queste minacce.