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Giovedì, 03 Novembre 2016 02:00

#OGM: via libera del governo americano alla prima mela genetica si chiama Arctic

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la mela genetica con un gene soppresso non annerisce, diventa marrone solo se marcisce
A sinistra la normale a destra quella geneticamente modificata

La nuova mela, anzi le nuove perché sono due non scuriscono dopo il taglio. Perplessità sull'utilità e reazioni negative del mercato. Anche McDonald's dice no.

La nuova mela Arctic si è guadagnata le pagine del New York Times, perché si tratta di uno dei pochi frutti freschi GM approvati (insieme alla papaya) e perché, come sempre, le reazioni sono state molto accese. La vicenda ha avuto inizio nel 2010, quando una piccola company chiamata Okanangan di Summerland, nella Columbia Britannica -quindi non uno dei colossi che di solito intraprendono questo lungo iter (come Monsanto o DuPont)- ha chiesto alla Food and Drug Administration (FDA) di esaminare i dossier di due varietà, la Granny Smith e la Golden Delicious, alle quali era stato modificato il genoma. I dossier sottoposti alla FDA riguardano la sicurezza per gli altri frutti, ossia l'assenza di contaminazioni non volute delle coltivazioni non OGM.

I test che riguardano la sicurezza per l'uomo e gli animali non sono solitamente richiesti dalla FDA. L'azienda stessa, tuttavia, sta portando avanti i suoi test sulla salute umana, come sempre effettuati internamente e su base volontaria, e volti a dimostrare la sicurezza e l'equivalenza nutrizionale delle mele Arctic rispetto alle cugine con il DNA originario. A oggi i dati mostrano che le mele GM non costituiscono un pericolo né per l'uomo né per le altre mele, che non rischiano la contaminazione. Nel frattempo, però, sono state fatte delle consultazioni pubbliche on line, come sempre accade in questi casi, aperte a tutti, e i membri del comitato della FDA hanno dovuto analizzare gli oltre 175.000 commenti, per lo più negativi. Uno dei principali argomenti contro riguardava la reale utilità di queste mele, che risolvono esclusivamente un problema estetico, come hanno detto in molti. Tuttavia, secondo i sostenitori, questo comportamento delle mele naturali è all'origine dello spreco di enormi quantità di prodotti, che non vengono per esempio utilizzati nelle industrie perché soggetti a imbrunimento.

Le obiezioni riguardano solo la natura estetica ed il fatto che causa spreco alimentare.
Alcuni dei responsabili del marketing del settore, poi, si sono detti preoccupati delle possibili reazioni negative del mercato, anche perché, a quanto sembra, la frutta porterà la scritta "geneticamente modificata" e il marchio dell'azienda, che dovrà indicare sul sito tutte le caratteristiche. Inoltre non vedono molte possibilità di penetrazione di mercati come quello europeo, che rifiutano i vegetali GM. È presto per dire se il progetto della Okanangan, sostenuto da 45 finanziatori anonimi, avrà successo: per il momento nella prossima primavera verranno piantati circa 20.000 alberi in quattro siti differenti, che daranno, se tutto va bene, tra i 2 e i 5 quintali di mele nell'autunno del 2016, cioè una quantità assai modesta, ma sufficiente, forse, per distribuire dei campioni ai supermercati di una vasta area; la produzione su larga scala potrebbe essere disponibile a partire dal 2017. Secondo molti gruppi ambientalisti si tratta di una distorsione del mercato dalle conseguenze ignote, e sia McDonald che Gerber hanno già dichiarato di non essere interessati, almeno per il momento.

Letto 3123 volte Ultima modifica il Giovedì, 03 Novembre 2016 07:30
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