Se consideriamo lo sport un campo applicativo e i regolamenti dei programmi, si constata che questi godono di straordinaria solidità, grazie al continuo collaudo e all'amplissima base installata.
Lo shortstop dei Brewers di Milwaukee, Jean Segura, è stato protagonista di un case study di baseball a oggi unico nella storia del gioco:
Ha rubato la seconda base. Poi ha cercato di rubare la terza ma ha dovuto riparare in seconda, dove ha pensato di essere eliminato a causa dell’arrivo di un altro battitore. Invece era ancora in gioco e quando se ne è accorto, mentre tornava verso il dugout, non ha potuto fare altro che tornare in prima base.
Per un appassionato del batti-e-corri la situazione diventerà chiarissima dopo un’occhiata al video della Major League. La parte interessante è quanto è successo ai software che raccolgono quasi ossessivamente le statistiche in tempo reale degli sport americani: nessuno, incredibilmente, è stato in grado di riportare correttamente l’accaduto, che pure rientra nelle regole codificate.
In Nord-america questa è lesa maestà: per le statistiche sportive a qualsiasi livello c’è una autentica venerazione. È agevole recuperare ogni tipo di dato possibile sul campionato di baseball del 1871 e l’impresa degli Athletics di Oakland, che nel 2002 assemblarono una squadra vincente con pochissima spesa grazie a un uso accorto dei big data,viene citata nelle pagine della più famosa società mondiale di consulenza.
Qualsiasi programmatore sa che un buon programma fa in modo che tutto vada bene, invece, un programma perfetto fa in modo che niente possa andare male. La differenza tra le due condizioni può essere immensa e riguarda tutti gli aspetti cruciali del mondo digitale odierno, la sicurezza in prima luogo.
Fondamentale questo punto di vista da tener presente nei molteplici aspetti della "programmazione" di tutti i giorni - almeno per quanto riguarda gli obbiettivi (ndr).