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#CheVuolDire: conosci etimologia e significato di [Obsolescenza Programmata]?

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una ragazza ascolta un ipod ma lo butta su un cumulo di altri rotti, un uomo porta sulle spalle una serie di elettrodomestici rotti

Obsolescenza Programmata

Sostantivo

Etimologia

La locuzione obsolescenza pianificata Ã¨ comparsa per la prima volta in letteratura nel 1932, anno in cui il mediatore immobiliare Bernard London propose che fosse imposta alle imprese per legge, così da poter risollevare i consumi negli Stati Uniti durante la grande depressione.

Significato

L'obsolescenza programmata o pianificata (in inglese: planned [plaand] o built-in obsolescence [bultin obsolensensz]) in economia industriale è una strategia deliberata volta a definire il ciclo vitale di un prodotto in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato. 
Questi accorgimenti progettuali e produttivi sono supportati anche da strategie di marketing (come l'utilizzo forsennato di APP e aggiornamenti di queste ultime, di funzioni o del sistema operativo che incrementano il consumo di risorse) atte a rendere i dispositivi di capacità insufficiente oppure da campagne di comunicazione volte a proporre e valorizzare nuovi modelli, non necessariamente più sviluppati funzionalmente, ma con elaborate differenze sul piano dell'apparenza, tutto al fine d'invogliare il consumatore a sostituire il prodotto perfettamente funzionante ma "vecchio" con uno nuovo.

L'obsolescenza pianificata ha dei benefici esclusivamente per il produttore, il consumatore invece è obbligato a consumare e incrementare la sua quota di rifiuti gettando via quello ormai "antiquato" oppure guasto e non più convenientemente riparabile.

Curiosità

Secondo alcuni osservatori, già nel 1924 il Cartello Phoebus, lobby dei principali produttori occidentali di lampadine, portò una standardizzazione nella produzione delle lampadine ad incandescenza in commercio, al fine di limitarne la vita a circa 1.000 ore di esercizio.
Sembra anche che quando negli anni trenta i ricercatori dell'azienda chimica DuPont riuscirono a creare il nylon, una nuova fibra sintetica molto resistente, questa fu utilizzata per creare calze da donna che si smagliavano molto più difficilmente di quelle esistenti. Poiché la durabilità delle calze era eccessiva e dannosa per gli affari, la DuPont incaricò i propri tecnici di trovare il modo per indebolire la fibra che avevano creato.
Più tardi il designer statunitense Brooks Stevens reinterpretò il concetto di built-in obsolescence dandogli una nuova definizione: "l'instillare nell'acquirente il desiderio di comprare qualcosa di appena un po' più nuovo e un po' prima di quanto non sia necessario". Piuttosto che creare manufatti poveri che sarebbero stati sostituiti in breve tempo, l'idea di Stevens era di progettare prodotti sempre nuovi che utilizzassero le moderne tecnologie, e generassero nuovi gusti e necessità. Stevens ha poi sempre dichiarato di non considerare l'obsolescenza programmata come una sistematica produzione di rifiuti, supponendo invece che i prodotti sarebbero finiti nel mercato di seconda mano, dove sarebbero potuti essere acquistati da persone con un potere di acquisto inferiore.
La società SAES Getters di Origgio (Varese) produce dal 1957 prodotti per incrementare all'inverosimile la vita di qualsiasi tipo di lampadina o tecnologia che si usura nel vuoto ma da questo punto di vista non avrà mai soddisfazione.

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