Apologìa
(Dal greco: apologhìa = difesa; composta da apò (per indicare allontanamento) e loghìa)
-Discorso in propria difesa che, secondo la procedura attica, l’accusato pronunciava personalmente: A. di Socrate, titolo di un’opera di Platone, e di una di Senofonte, in cui si riferisce il discorso che Socrate avrebbe pronunciato a sua difesa nel processo terminato con la sua condanna.
-Per estensione, discorso pronunciato o scritto a difesa e spesso anche a esaltazione di sé e della propria opera, o di un’altra persona, di una fede, dottrina, ecc.: a. del cristianesimo; in particolare, a. di reato, difesa o esaltazione di fatti o comportamenti illeciti o comunque contrari alle leggi, prevista e punita dal codice penale.
-Nome con cui si designavano nella liturgia antica alcune preghiere della messa, che il sacerdote recitava per implorare il perdono delle proprie colpe; di queste, nella liturgia moderna, è rimasto il Confiteor (confesso - oggi salmo penitenziale) al principio della messa.