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Lunedì, 30 Dicembre 2013 01:00

#RaccontiBrevi di giovani autori: [Terra!]

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Una nave in mezzo ad una tempesta

Mi chiamo Juan Cortez e non sono nulla.

Nel vascello dove sono imbarcato, il Marina, c'erano esperti navigatori, marinai, commercianti e un capitano di tutto rispetto. Io non sono altro che un semplice mozzo, senza nessuna particolare abilità.

Venti giorni fa, tutto è cambiato.

Ci trovavamo al largo della costa delle Antille e stavamo tornando in patria dopo aver trattato l'acquisto di una grande quantità di argento sudamericano, quando di notte una tempesta improvvisa ha travolto la nostra nave, facendoci perdere completamente la rotta e lasciando la nave devastata.

Il mattino dopo, usciti ormai dalla tempesta, i danni erano ingenti: la vela era completamente stracciata, il timone rotto e l'albero di mezzana abbattuto. In mezzo all'oceano non avevamo i materiali per riparare i danni, inoltre abbiamo anche perso diversi uomini, scagliati in mare dalle onde o schiacciati dall'albero caduto. Non avevamo modo di tornare a terra, avendo il timone rotto, e anche volendo non sapevamo dove ci trovavamo, il nostro navigatore esperto era stato travolto da una grossa onda ed era finito in mare, sfondando il parapetto del ponte. La situazione era letteralmente disperata, e, come se non bastasse, le poche persone valide rimaste avrebbero abbandonato la nave da lì a poco.

Per primo se ne è andato il mio amico Pablo, il miglior marinaio che abbia mai conosciuto, capace di affrontare le peggiori tempeste e gran conoscitore dei mari, nonché delle donne. Quello stesso pomeriggio ha calato una piccola scialuppa in silenzio, preso un po' di viveri e ha iniziato a remare in una direzione apparentemente a caso, fino a sparire completamente.

Il capitano, in genere, non gli avrebbe mai permesso di andarsene, eppure non ha fatto né detto nulla, dopo la tempesta si era chiuso nella sua cabina e non ne era più uscito.  Ero rimasto a guardarlo a lungo, anche quando ormai non potevo più vederlo, fumando malinconico del tabacco da quattro soldi. Il mio istinto mi diceva di seguirlo, sentivo che il suo istinto di sopravvivenza e la sua abilità come marinaio gli avrebbe permesso di salvarsi, nonostante le difficoltà. Tuttavia non l'ho fatto, qualunque strada aveva deciso di prendere era la sua, e la sua soltanto.

oi era venuto il turno del cuoco: con la morte nel cuore ha preso tutte le sue cose, i mestoli, le pentole, le spezie, ci ha guardati per un lungo istante come se volesse dire qualcosa. Aveva aperto la bocca, tuttavia non ne era uscito altro che un greve sospiro, così, rassegnato,  aveva preso la penultima scialuppa e come Pablo se ne era andato.

L'ultima scialuppa l'aveva presa il commerciante, prendendo tutto l'argento che la scialuppa poteva sopportare, e aveva iniziato faticosamente a remare, non era certo un uomo di fatica. Non aveva alcuna esperienza di navigazione, e credo che andandosene si sia diretto di sua spontanea volontà verso il gelido abbraccio della morte. Tutti noi ne eravamo consapevoli, eppure nessuno aveva provato a fermarlo, l'arroganza e l'antipatia di quell'uomo avrebbero reso vano ogni tentativo di fermarlo. Inoltre ci stava sulle scatole.  Dopo che se ne era andato, avevamo iniziato a guardarci tutti nervosamente, non c'erano più scialuppe con cui andarsene. La situazione, da quel momento, era degenerata.

I marinai avevano iniziato a staccare pezzi del vascello per usarli come scialuppe di fortuna, c'era chi usava le assi del pavimento come una zattera, chi le porte, chi diversi barili legati insieme. C'era tanta disperazione, e paura, ma anche determinazione, il buon Pablo aveva dato inizio a quell'esodo disperato.


Letto 5092 volte Ultima modifica il Domenica, 29 Dicembre 2013 19:44
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