Furono due ingegneri e inventori statunitensi, al secolo Norman Joseph Woodland e Bernard Silver, a brevettare il codice a barre, l'insieme di simboli grafici che codifica una serie di informazioni leggibili solo da specifici lettori laser.
L'idea maturò quando i due erano ancora studenti all'Università di Drexel, dopo aver raccolto la segnalazione del titolare di un'impresa alimentare sulla necessità di automatizzare e quindi velocizzare le operazioni di cassa. I primi esperimenti presero come riferimento il Codice Morse, declinato in senso verticale delineando barre strette e barre larghe. Successivamente, passarono a un sistema a barre ovali e presentarono il brevetto della loro scoperta.
Per quanto concerne i dispositivi di lettura del codice, si utilizzarono inizialmente i "fotomoltiplicatori", già destinati alla lettura delle bande audio dei film. La scarsa praticità di questi ultimi rese necessario individuare un’alternativa più efficace, riscontrata più tardi nella tecnologia laser, più economica e facile da utilizzare. Morto Silver nel 1963, Woodland arrivò da solo a perfezionare l'invenzione sviluppando per IBM i codici a barre lineari.
Fu un pacchetto di gomme da masticare il primo prodotto venduto con l'utilizzo di un lettore di codici a barre. Quel prodotto è oggi conservato al Museo Nazionale di Storia Americana di Washington.