Nella prima metà del XX secolo le bambole hanno ancora sembianze da neonati e solo dopo la Seconda guerra mondiale cominciano ad essere prodotte in plastica. Uno scenario che lascia scontente la maggior parte delle bambine, che, nell'epoca della prima conquista dello spazio, si aspettano qualcosa di più moderno e sofisticato con cui giocare. Tra di loro c'è Barbara, figlia di Ruth ed Elliot Handler, quest'ultimo cofondatore della Mattel, società produttrice di giocattoli fondata nel 1945.
Nel corso di un viaggio in Europa, Ruth scopre l'esistenza di Bild Lilli, una bambola adulta e dall'aspetto decisamente più smaliziato rispetto alle precedenti, tratta dal personaggio di un fumetto tedesco. In essa trova l'ispirazione per un nuovo modello da proporre al marito, suggerendo come nome il diminutivo della figlia, Barbie. Vinte le iniziali riserve, Elliot propone il progetto agli altri soci che l'accolgono con entusiasmo.
Il debutto sul mercato arriva il 9 marzo del 1959 (65 anni fa) alla fiera dei giochi di New York. La nuova bambola, il cui nome completo è Barbara Millicent Roberts, è un'indossatrice alta 29 cm, ha capelli biondi (o scuri) legati con una lunga coda, occhi azzurri e un corpo da donna, su cui indossa un costume zebrato. Costo della versione base 3 dollari, altri cinque per vestirla e per il kit guardaroba. In molti rivedono nelle sue forme e nel trucco le grandi dive dell'epoca, quali Elizabeth Taylor e Marilyn Monroe.
Presentata in tv e sulla stampa, la Barbie diventa il primo giocattolo supportato da una capillare campagna pubblicitaria, con il risultato che nel primo anno di vita ne vengono venduti 350mila esemplari. Il successo spinge la Mattel ad arricchirla di ulteriori dettagli introducendo negli anni altri personaggi della sua famiglia e della sua cerchia di amici. Nel 1961 debutta Ken (diminutivo di Kenneth, nome del figlio maschio degli Handler) che rimane per lungo tempo il suo fidanzato, tre anni dopo tocca alla sorella Skipper.
La stessa Barbie si rinnova continuamente lanciando sempre nuove mode e avendo come sarti d'eccezione stilisti del calibro di Gaultier e Yves Saint Laurent. Nel contempo, cambia il suo status professionale: da principessa a ballerina, da astronauta a dottoressa (1986-88), da ginnasta a fotografa (2000-07). In ciò sono chiare le ambizioni dei produttori della bambola, intenzionati a proporre con essa un modello da seguire nell'idea di donna artefice del proprio destino e come standard di eleganza e femminilità.
Proprio come modello la Barbie entra più volte nel mirino di associazioni genitoriali e organismi per l'infanzia, che ne giudicano negativamente ora il fisico eccessivamente magro (paventando il rischio anoressia), ora lo stereotipo di donna bella e stupida, costringendo la casa produttrice rispettivamente ad aumentare le misure del corpo o nel secondo caso a ritirare dal mercato la versione parlante che manifesta difficoltà di apprendimento della matematica.
A dispetto delle critiche, delle grane legali e delle numerose concorrenti, la Barbie non perde mai il suo appeal e il suo essere fuori dal tempo rispetto alle mode e i costumi di ogni epoca. Ciò giustifica i numeri esponenziali delle vendite: in mezzo secolo oltre un miliardo di esemplari venduti in più di 150 paesi.
Il 2009, l'anno del cinquantesimo anniversario della sua nascita, vede uscire una versione speciale. I modelli più antichi e quelli rari sono oggi ricercati da frotte di collezionisti, disposti a pagarli a peso d'oro, al punto che qualcuno arriva a sborsare 27mila dollari per aggiudicarsi all'asta la versione del 1959!