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Il 9 maggio 2001 l'Italia comunica la prova scientifica che c'è vita nello spazio

Sono dei batteri e li abbiamo trovati in alcune meteoriti piovute dallo spazio oltre che in numerose rocce terrestri dove credevamo non potessero esistere.

Questo il comunicato datato 9 maggio 2001 (23 anni fa) che confermerebbe l’idea della vita arrivata sul nostro pianeta dal buio cosmico della galassia è il frutto della scoperta di due ricercatori dell’università «Federico II» di Napoli, Bruno D’Argenio, docente di geologia e Giuseppe Geraci, docente di biologia molecolare.

Le meteoriti provengono dal Museo mineralogico della città, dove erano conservate da anni. Analizzandole abbiamo posto il materiale a contatto con una soluzione fisiologica. E’ allora ci siamo resi conto che i microrganismi diventano visibili e cominciano a muoversi.

racconta D’Argenio.

Si tratta di sette-otto diversi tipi di batteri che gli scienziati hanno battezzato Crim, da cristallo-microbi, molto simili a quelli esistenti oggi. Le meteoriti in cui sono stati trovati hanno invece un’età intorno ai 4,5 miliardi di anni. Per le loro caretteristiche sembrano appartenere alla famiglia degli archeobatteri, vale a dire quegli organismi più vecchi rivenuti sulla Terra risalenti a circa 3,5 miliardi di anni fa. Essi dispongono del loro Dna e sono primitivi tanto da non avere le difese, cioè quegli anticorpi di cui dispongono i batteri attuali. Ma per conoscere meglio il loro identikit sono necessarie altre analisi più approfondite.

La storia delle ricerche di D’Argegno e Geraci inizia studiando alcuni campioni geologici del golfo di Napoli vecchi di alcuni milioni di anni, proseguendo poi su altri provenienti dagli Appennini e dall’Europa centrale. È stato in queste indagini che D’Argegno e Geraci si sono imbattuti in pietre provenienti da condizioni estreme dove regnavano pressioni e temperature elevatissime sino a mille gradi centigradi. Con queste premesse - secondo gli studiosi - al loro interno non potevano nascondere nulla se non la traccia minerale dell’infernale origine.

Invece abbiamo messo a punto un metodo di indagine, molto semplice e facilmente riproducibile, che ci ha portato a trovare annidati i nuovi batteri in una cinquantina di campioni provenienienti da diverse regioni del pianeta, dall’Italia al Canada, con età variabili da pochi milioni a 2,8 miliardi di anni.

È la prima volta al mondo che si identificano prove di vita extraterrestre provenienti dallo spazio. Nel 1996 furono scoperti dei cristalli in un meteorite proveniente da Marte ma non si è mai dimostrato come fossile alieno.

Ci vorrano altri 10 anni perché Richard Hoover, un astrobiologo che lavora per il Marshall Space Flight Center della Nasa pubblicasse sulla rivista scientifica Journal of Cosmology la stessa scoperta, ignorando le ricerce italiane e chiedendo ai ricercatori di tutto il mondo di verificare se le sue prove possono in qualche modo non essere corrette.

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