Il cuore del 55enne Louis Washkansky era ormai al capolinea e la sua ultima speranza di vita era affidata all'abilità medica di Christiaan Barnard, valente chirurgo sudafricano, destinato ad entrare nella storia della medicina.
Specializzatosi in chirurgia cardiotoracica negli Stati Uniti d'America, conseguendo anche un master, Barnard cercò di mettere a frutto quell'esperienza in Sud Africa, creando la prima unità coronarica del Groote Schuur Hospital di Città del Capo. Dopo aver eseguito con successo la prima operazione a cuore aperto in Africa, verso la fine del 1967 gli si presentò la grande occasione che attendeva da tempo.
Il nuovo muscolo cardiaco di cui il paziente Louis Washkansky, affetto da grave cardiopatia, necessitava venne offerto da un padre generoso, al quale un incidente stradale aveva portato via la moglie e condannato la figlia 25enne, Denise, a una morte imminente. L'uomo diede il suo consenso all'espianto del cuore della figlia, scegliendo di salvare la vita a un altro essere umano.
Il 2 dicembre 1967 (57 anni fa) Barnard entrò in sala operatoria per eseguire il difficile trapianto e dopo diverse ore, ad operazione conclusa, si fermò a guardare per poi fare un passo indietro ed esordire così: «Funziona!» La notizia fece il giro del mondo nelle settimane successive, nonostante la morte del paziente avvenuta 18 giorni dopo, per via di una polmonite, conseguenza del rigetto del corpo estraneo da parte del sistema immunitario.
Risolvere il problema del rigetto fu la nuova sfida di Barnard e di altri ricercatori, che centrarono l'obiettivo tra gli anni Settanta e Ottanta con la scoperta della ciclosporina come farmaco antirigetto. Il primo trapianto cardiaco in Italia venne effettuato nel 1985 dal professor Vincenzo Gallucci.