Martin Kamen e Sam Ruben, nel corso di esperimenti condotti nel laboratorio radiologico dell'Università della California, a Berkeley il 27 febbraio 1940 (84 anni fa) fecero la sensazionale scoperta di un nuovo isotopo (tipo di atomo di uno stesso elemento che si differenzia per numero di massa, dato dalla maggiore presenza di neutroni) del carbonio, formato da sei protoni e 8 neutroni. Di qui la scelta di chiamarlo carbonio-14. Indizio essenziale alla loro scoperta era stata l'energia radioattiva emessa dallo stesso atomo, di cui però non compresero le implicazioni scientifiche.
Il primo ad arrivarci, vent'anni dopo, fu Willard Frank Libby, chimico dell'Università di Chicago.
Costui, riuscendo a calcolare un'emivita di oltre 5mila anni del carbonio-14 e partendo dalla sua presenza negli organismi viventi (assimilato attraverso l'aria), teorizzò un sistema di datazione dei reperti fossili, basato sulla misurazione del livello di radioattività presente negli stessi reperti.
Il nuovo metodo, che valse a Libby il Nobel per la Chimica nel 1960, divenne presto un prezioso strumento a disposizione degli archeologi, consentendo di svelare l'esatta collocazione temporale di scheletri e altri materiali di origine organica (legno, fibre tessili, semi, eccetera).
L'applicazione più celebre e discussa si ebbe con la Sindone di Torino, fatta risalire a un intervallo di tempo tra il 1260 e il 1390, che di fatto andava a sconfessare il suo legame con Gesù.