A poco più di un anno dall'Unità d'Italia, il 24 agosto 1862 (162 anni fa) la Lira diventa moneta nazionale, con la firma da parte di Vittorio Emanuele II della legge numero 788 che introduce l’unificazione monetaria.
Lo stampo delle lire viene affidato alla Zecca di Torino, affiancata dagli stabilimenti di Milano e Napoli, gli unici autorizzati a battere moneta, tutti posti sotto il controllo della Banca Nazionale del Regno d’Italia.
Cominciano a circolare le prime monete da 5, 10, 20, 50 e 100 (in lega d’oro) accanto ai tagli più piccoli in lega d’argento (1 e 2 lire, 20 e 50 centesimi) e in bronzo (1, 2, 5 e 10 centesimi). Su tutte è impresso il volto del Re, artefice dell’impresa unitaria, e sul dorso lo stemma del regno.
Nel frattempo viene ammessa la circolazione delle vecchie monete che differenziavano gli ex stati indipendenti, come gli zecchini di Venezia, le svanziche del Lombardo-Veneto, gli scudi di Modena, etc. In tutto sono 236 le diverse monete che circolano in Italia, 92 riconosciute dal sistema legale e 144, al di fuori di quest’ultimo.
Dal 1872 iniziano a comparire le banconote da mille lire e due anni dopo quelle da 500 lire che recano entrambe gli stemmi delle città di Genova e Torino e, in basso, il busto di Cristoforo Colombo. Con l’inizio dell’età repubblicana escono le prime 10mila lire che recano l’immagine di Dante Alighieri e hanno un taglio grande rispetto alle altre banconote.
Dal 1° gennaio 2002 si avrà la doppia circolazione di lira ed euro, con il definitivo ritiro della prima il 1° marzo dello stesso anno (22 anni fa).