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Il 18 marzo 1981 la RAI trasmette la prima puntata di Quark

Guardando alla carriera professionale di Piero Angela viene in mente una pregnante riflessione di Albert Einstein sull'attività dello scienziato, che troverebbe «la sua ricompensa in ciò che Henri Poincaré chiama la gioia della comprensione, e non nelle possibilità applicative delle sue scoperte». Rendere partecipi gli spettatori degli ultimi ritrovati della tecnica e delle conquiste umane più prestigiose, come la conquista dello spazio, è un po' la sua missione fin dagli esordi come inviato della RAI.

Negli anni Settanta porta la divulgazione scientifica sul piccolo schermo con trasmissioni come Destinazione uomo e Indagine sulla parapsicologia. Dal mondo anglosassone arriva in quel periodo l'esempio di uno dei pionieri dei documentari naturalistici: David Attenborough. È a lui che guarda Angela quando, a cavallo degli anni Ottanta, inizia a mettere nero su bianco il format che ha in mente: un programma innovativo che, attraverso un linguaggio semplice ma avvincente e con la forza delle immagini, spettacolarizzi l'informazione scientifica e il sapere in generale, rendendolo fruibile alla massa.

Una sfida rivoluzionaria per la TV e la società dell'epoca, considerando che non esistono i cellulari, il computer a casa se lo possono permettere in pochissimi e parole come "internet" e "tecnologia digitale" sono pressoché sconosciute. Il messaggio che si vuol far passare è di accompagnare lo spettatore dentro le cose, per cogliere l'intima natura di tutto lo scibile umano; di qui la scelta di chiamare il programma Quark, col nome cioè di una particella fondamentale della materia.

Il debutto avviene il 18 marzo 1981 (43 anni fa) su RAI Uno, in seconda serata, subito dopo la soap opera statunitense Dallas (trasmessa a partire dal febbraio dello stesso anno). Alle 21:35 sugli schermi parte una sigla dall'accattivante scenografia virtuale, che sembra interagire con il sottofondo musicale, affidato alle immortali note della "Suite in re maggiore" di Johann Sebastian Bach. In apertura c'è un documentario della BBC, descritto dalla voce fuori campo di Claudio Capone, abile doppiatore che resterà nel team di Quark per ventisette anni (dopo la sua scomparsa, sarà sostituito dal 2008 con Dario Oppido).

A seguire, Angela presenta i temi della serata, sviscerati con estro grazie alle simpatiche strisce animate di Bruno Bozzetto, che rendono facilmente comprensibile anche l'argomento più ostico. Completano la scaletta rubriche fisse come "Istantanee del passato", curata dallo storico Alessandro Barbero; "Come si fa" che attraverso la spiegazione di un tecnico presenta un argomento specifico di scienza, salute o musica; "Il mondo degli animali" affidato all'etologo Danilo Mainardi; "Idee", in cui il conduttore consiglia alcuni libri legati spesso all'argomento appena trattato.

Lo share della prima puntata va oltre ogni aspettativa: 9 milioni di telespettatori, destinati a non scendere mai sotto i 7 nel corso della stagione d'esordio. Un successo che si consolida negli anni e che vede Piero Angela in prima linea in battaglie epiche contro maghi, astrologi e simili, condotte parallelamente attraverso il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, da lui cofondato nel 1988).

Nel frattempo il programma si evolve. Nel 1984 cambia nome in Il mondo di Quark e due anni dopo vengono introdotti spazi monotematici come "Quark economia" e "Quark Europa". La formula resta pressoché immutata, come il team del conduttore e la storica sigla, quest'ultima avvertita come il suo aspetto maggiormente identitario. Gli anni Novanta segnano l'ingresso di Alberto Angela, figlio del conduttore, che porta alla ribalta, tra gli altri, lo studio dei Dinosauri e dell'archeologia, poi sviluppati in trasmissioni ad hoc (come "Il pianeta dei dinosauri" e "Ulisse").

Trasmesso dal 1995 con il titolo Superquark, resta tutt'oggi un appuntamento fisso del palinsesto televisivo della RAI. Oltre ai numerosi riconoscimenti ottenuti dal programma, lo stesso conduttore può vantare 8 lauree honoris causa attribuitegli per la sua attività di divulgatore scientifico.

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