Hello, world.
È il saluto che accoglie i primi visitatori del sito wikipedia.org, nato da un'idea dell'imprenditore Jimmy Wales e del filosofo Larry Sanger. Nel messaggio pubblicato sul frontespizio, s'invita il visitatore a spendere 5-10 minuti del proprio tempo per inserire un articolo, o meglio una "voce". Nasce così il 15 gennaio 2001 (23 anni fa) la più grande enciclopedia al mondo che cambia radicalmente l'approccio alla conoscenza.
Tutto ha inizio quando Wales, fondatore della Bomis (portale di ricerca per musica pop), assume Sanger nella sua azienda per realizzare un sogno nutrito fin da piccolo: dar vita a un'enciclopedia on line che comprenda tutte le forme del sapere e le renda accessibili a tutte le persone. Per renderlo possibile c'è bisogno di un nuovo strumento di pubblicazione sul web, che consenta una maggiore interazione tra le persone che vi prendono parte.
La soluzione è individuata nel wiki (termine hawaiano che vuol dire "veloce"), software ideato nel 1995 da Ward Cunningham, il cui aspetto principale è quello di facilitare la creazione e la modifica di un pagina, consentendo collegamenti ipertestuali con altre pagine. Di ogni singolo contenuto, inoltre, è disponibile una cronologia delle versioni precedenti che permette di verificarne l'evoluzione.
L'ambizioso progetto prende forma nel 2000 con il lancio ufficiale di Nupedia, che vede il neo assunto nel ruolo di caporedattore. Un team di esperti cura le voci, pubblicate con licenza GNU Free Documentation License, che permette a chiunque di copiare, modificare e distribuire il materiale, mantenendo però la stessa licenza. L'idea è ottima ma i lenti progressi del sito convincono i due a studiare una strada alternativa.
Si arriva così a Wikipedia, nato inizialmente come progetto complementare di Nupedia. Ci si registra con nickname e password e si può editare qualsiasi contenuto, con la possibilità di rivederlo e confrontarsi, attraverso un forum, con altri utenti. Si forma pian piano una comunità con ruoli specifici: gli amministratori, che hanno la funzione di moderatori dei contenuti; i wikipediani, che discutono, scrivono e contribuiscono volontariamente alla crescita del sito.
È un passo rivoluzionario nella storia di internet, tant'è che Webby Awards (uno dei premi più prestigiosi legati al web) lo inserisce più tardi tra i 10 momenti più importanti per Internet della decade 2000-2009. L'anno dopo, la rivoluzione wiki varca i confini USA toccando gli altri continenti: nascono 25 versioni in altrettante lingue (tra cui quella italiana). Sul piano dei numeri c'è una media iniziale di poche centinaia di contributi al giorno, ma già nel 2003 Wikipedia inglese taglia il traguardo delle 100mila voci.
Parallelamente, cresce il numero di internauti che, per curiosità o per ragioni di studio, consultano il sito come fonte di conoscenza. La rete wiki si amplia con il lancio delle sezioni notizie e quote. Insieme ai successi arrivano le prime critiche di quanti ritengono che le informazioni del sito siano poco attendibili, per il mancato controllo su tutto ciò che viene pubblicato.
A ciò si uniscono i timori degli utenti in merito al rischio di vedere le pagine di Wikipedia inondate di pubblicità, insieme a quello di esporre il sito a condizionamenti di natura economica e politica. La risposta di Wales non si fa attendere e nel 2003 dà vita a Wikimedia, una fondazione senza scopi di lucro che incoraggia la crescita di contenuti liberi cui tutti hanno accesso gratuito. Il nuovo soggetto, che raggruppa tutti i progetti wiki, s'impegna a trovare fondi attraverso le donazioni volontarie dei suoi numerosissimi sostenitori.
Lo spirito indipendente, unito alla messa al bando della pubblicità, si rivela una formula vincente che negli anni proietta Wikipedia nel Guinnes dei primati (nel 2008, come enciclopedia più grande in assoluto) e tra i sei siti più popolari al mondo (stima 2015). I numeri non lasciano dubbi: edizioni in 291 lingue; 35 milioni di articoli; 495 milioni di utenti che mensilmente lo consultano da ogni angolo del pianeta.
In testa c'è la versione inglese con circa 4 milioni e 500mila voci pubblicate, mentre quella italiana, a dicembre 2014, ne vanta un milione e 164mila.