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Un contadino sposta dellapaglia

Manìpolo

Sostantivo

Etimologia

Il termine manìpolo deriva dal latino: manipŭlus; manus = "mano".

Significato
  1. Un manìpolo è in genere è un gruppo, una piccola raccolta e similili: un manìpolo di scritti, di sonetti, di esempî.
  2. Un manìpolo è un fascio di paglia, di spighe, di fieno, come quello che nella mietitura a mano viene afferrato di volta in volta dal mietitore; più genericamente un manipolo di rametti secchi, di foglie, e simili.
  3. Un manìpolo è una unità di misura, approssimata, usata in passato nella tecnica farmaceutica, corrispondente all'incirca a 50g per semi o farina (di lino, eccetera) e 15g per le erbe.
  4. Un manìpolo è una suddivisione della legione romana, così denominata probabilmente dal fastello di fieno legato in cima a una pertica, che sarebbe stato la prima insegna della schiera: era costituito da due centurie e constava di 120 uomini negli ordini degli astati e dei principi, di 60 uomini nell'ordine dei triarî.
  5. Un manìpolo nell'esercito piemontese del secolo 18°, era l'ultima suddivisione del reggimento.
  6. Un manìpolo durante il periodo fascista, era il più piccolo dei reparti della Milizia, comandato da un capomanipolo.
  7. Un manìpolo è un drappello in genere, militarmente inquadrato e non numeroso: il lampo de' manipoli, e l'onda dei cavalli (Manzoni).
  8. Un manìpolo per estensione è un esiguo gruppo di uomini strettamente uniti: un manipòlo di eroi, di prodi, di ribelli, di combattenti; e più genericamanipòlo, un manipòlo di ammiratori (Carducci).
  9. Un manìpolo nella classificazione zoologica, è una categoria sistematica compresa fra la sottotribù e il genere.
  10. Un manìpolo è anche un indumento liturgico ora non più in uso, a forma di striscia o fascia stretta e allungata, della stoffa e del colore della pianeta, che veniva portato sull'avambraccio sinistro, durante la messa, dal vescovo, dal sacerdote, dal diacono e dal suddiacono.

un capo che sgrida il dipendente che china la testa umiliato

Bossing

Inglese, pronuncia: bòsin.

Etimologia

Il termine bossing, boss deriva dal latino volgare bottia = "pallone gonfiato".

Significato

Il bossing è definibile come una forma di "mobbing" ossia attuato non da colleghi di lavoro (o compagni di scuola, di squadra sportiva eccetera), bensì da un superiore gerarchico, come ad esempio il capufficio, il dirigente, il manager, il direttore tecnico della squadra, l'ufficiale responsabile di un reparto militare o, più in generale, da una direzione aziendale.

Una foto. Belladonna di una certa età capelli ricci castano chiaro griginovolto tondo

Dacia Maraini

(Fiesole, 13 novembre 1936)
Èuna scrittrice, poetessa, saggista, drammaturga e sceneggiatrice italiana che fa parte della "generazione degli anni trenta", insieme con alcuni dei più conosciuti autori della letteratura italiana.

Aforismi e Citazioni di Dacia Maraini

  • L'amore dovrebbe rendere liberi, non schiavi. È una distorsione psicologica e morale pensare che l'amore consista nel possedere e dominare l'altro.
  • A volte ci si sfama anche con gli occhi.
  • Anche oziare, ma con consapevolezza, può essere un’arte.
  • C’è un -perché- nascosto in tutte le cose che conduce ad un altro -perché-, il quale suggerisce un piccolissimo imprevisto -perché-, da cui scaturisce probabilmente un altro, nuovissimo e appena nato -perché-.
  • Credersi superiori è da piccini di mente. Siamo un granuccio di vita in un universo vorticante che precipita vertiginosamente verso chissà dove.
  • Dopo millenni di odi e di guerre per lo meno dovremmo avere imparato questo: che il dolore non ha bandiera.
  • Gli innamorati si credono una folla anche quando sono uno più uno.
  • I bambini hanno sguardo e memoria, anche quando sembra che non osservino.
  • I pochi felici che amano leggere poesie sanno che il carico dei suoni, delle parole può essere dolcissimo.
  • Il futuro è dei coraggiosi.
  • Il silenzio, quando non è scelto, è pieno di echi sinistri, tracce di richiami falliti, di grida soffocate, di segnali di fumo che il vento ha disperso.
  • Il tempo è il segreto che Dio cela agli uomini. E di questo segreto si campa ogni giorno miseramente.
  • Il tempo è una scusa. Quando si ama una cosa il tempo lo si trova.
  • In ogni donna fa capolino una bambina che cocciutamente vuole rimanere tale.
  • In una carezza, in un abbraccio, in una stretta di mano a volte c’è più sensualità che nel vero e proprio atto d’amore.
  • L’amore è una cinciallegra che vola e non riesci a fermarla, nemmeno a metterle il sale sulla coda.
  • L’approssimazione è una delle cose più irritanti: sentire che una bella storia viene raccontata in maniera sciatta, casuale, senza nessuna ricerca sulle parole e sulle immagini, in modo generico e frettoloso è, per chi ama leggere, una vera offesa all’orecchio.
  • L’ignoranza può essere sublime, ma è sempre perdente e conduce verso la catastrofe.

  • La bellezza non è qualcosa per cui si gareggia: ciascuno ha qualcosa di bello da scoprire; l’attenzione è la chiave della scoperta.
  • La fretta è dei giovani che non conoscono le delizie dell’attesa, la volontà di un prolungamento che avvolge la resa di odori profondi e prelibati.
  • La giustizia è fatta di distacco, comprensione, giudizio, non di ritorsione e regolamento di conti.
  • La memoria è la continuità del tempo, permette alla conoscenza di proseguire.
  • La poesia è l’operazione più artificiale che si possa immaginare. I poeti scrivono e riscrivono. Non improvvisano.
  • La ricerca non è soltanto funzionale a ciò che si sta cercando; la ricerca contiene in se stessa la ricompensa della sua fatica.
  • Le fotografie ci ricordano che il tempo è multiforme e che noi siamo parte di una catastrofe metamorfica.
  • Le parole, dice lo scrittore, vengono raccolte dagli occhi come grappoli di una vigna sospesa, vengono spremuti dal pensiero che gira come una ruota di mulino e poi, in forma liquida si spargono e scorrono felici per le vene. E questa la divina vendemmia della letteratura?

una donna seduta alla crivania con una montagna di scartoffie

Oberato

Aggettivo

Etimologia

Il termine oberato deriva dal latino: oberatus = “che ha di fronte un debito”.

Significato
  1. Oberato presso gli antichi romani era detto del debitore che, non potendo far fronte ai suoi obblighi verso il creditore, diveniva schiavo di questo.
  2. Più genericamente, oberato, anche nell’uso odierno indica una persona oppresso dai debiti, carico di debiti: beni ooberati da ipoteche; e pleonasticamente: trascina la sua vita oberato continuamente dai debiti.
  3. In senso figurato, è oberato chi è sovraccarico, eccessivamente gravato: essere oberato di lavoro, di impegni.
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