...che non sa raccontare le barzellette. Ci terrebbe tanto, ma proprio non ci riesce. Si rivolge allora a un noto cabarettista il quale, dietro lauta ricompensa, gli organizza un breve corso.
Gli dice di tenere bene a mente questa battuta:
"Lo sai chi è in fin di vita? Il sedere!"
Lui fissa bene questa frase ad effetto per poi sfoggiarla alla prima occasione.
La sera successiva è ad una cena.
Coglie al balzo la battuta di un amico che crea un'atmosfera giusta per entrare anche lui in scena e fa:
"Lo sapete chi è morto?..Il culo!"
Una ricerca pubblicata sul prestigioso British Medical Journal dimostra che semplicemente agire sui grassi alimentari è il modo migliore per perdere peso, senza sottoporsi a diete dimagranti faticose o pericolose. E le conquiste possono durare anche più di sette anni.
A cose maggiori, a successi più grandi
(E' un modo per augurare successi maggiori a chi ha raggiunto un traguardo o una certa posizione)
Gli oli, sia d'oliva che di semi, hanno una struttura chimica che si modifica sotto l’azione dei fattori esterni, come il calore, la luce, il contatto con altre sostanze. Per questo andrebbero conservati al buio o in bottiglie sigillate e di colore scuro.
Quando si frigge, inoltre, l’olio viene portato ad alta temperatura e messo a contatto con l’acqua e le altre sostanze rilasciate dagli alimenti che vengono fritti. Durante la frittura infatti cambiano in modo irreversibile le proprietà fisico-chimiche: si intensifica e scurisce il colore, aumenta la viscosità, aumenta la tendenza a formare schiuma, viene raggiunto a temperature più basse il punto di fumo. La causa di queste modificazioni è l'ossidazione della componente triglicerica, che porta alla formazione di perossidi, derivati carbonilici, acidi grassi e composti volatili di varia natura, a seconda del tipo di olio e del tipo di alimento fritto. L’olio, insomma, non andrebbe riutilizzato anche perché l’alterazione della struttura molecolare può dare origine a sostanze tossiche per l’organismo.
In particolare questo vale per gli oli ed i grassi ad alto grado di insaturazione (polinsaturi), ovvero quelli di semi, meno stabili ai trattamenti termici prolungati e ripetuti. L’olio d’oliva, invece è fra quelli più stabili.