Russo - pronuncia: gulak - acronimo di G(lavnoe) u(pravlenie) lag(erej) «direzione generale dei campi (di lavoro)
Termine diffusosi dopo la pubblicazione del romanzo Archipelag Gulag (1973-74) di A. I. Solženicyn (traduz. ital. Arcipelago Gulag, 1974), che indica il campo di lavoro coatto secondo l’ordinamento sovietico.
E' stato il ramo della polizia politica dell'URSS che costituì il sistema penale dei campi di lavoro forzato. Benché questi campi fossero stati pensati per la generalità dei criminali, il sistema dei Gulag è noto soprattutto come mezzo di repressione degli oppositori politici dell'Unione Sovietica.
Per estensione, un sistema politico caratterizzato da emarginazione e repressione, un ambiente o una condizione di lavoro intollerabilmente pesanti, strettamente controllati.
Dall'uovo
(Locuzione riferita oggi a discorsi in cui una storia viene raccontata incominciando, per lo più inutilmente, dalle più lontane origini)
Dall'omologo inglese: metrosexual, composto di "metro-politan" metropolitano e "hetero-sexual" eterosessuale.
Neologismo di conio giornalistico per indicare uomini eterosessuali in genere provenienti da aree metropolitane (metro-), forti consumatori di cosmetica avanzata, praticanti fitness, l'abbronzatura artificiale, la depilazione del corpo e altri trattamenti estetici o salutisti. Questi nuovi maschi metropolitani sono estremamente narcisisti curatissimi nell’aspetto e ossessionati da fitness e dalla ricerca morbosa della perfezione estetica come simbolo della propria identità sessuale. E' questo un fenomeno sempre più accentuato; il termine si limita identificare questo nuovo costume frutto di una società sempre più vuota di valori.
va elemosinando; suona il campanello di una casa e nasconde un braccio sotto la giacca.
Viene ad aprire la porta la padrona di casa.
"Signora, mi dia una mano...ho perso un braccio"
"Beh, mi spiace signore ma qui non c'è!"