La tossina in questione, se ingerita, scatena sintomi come nausea, vomito, diarrea e forti dolori muscolari, cui si aggiungono vista annebbiata e sdoppiata, rallentamento e difficoltà di espressione, fatica ad ingerire e secchezza orale, debolezza muscolare che parte spalle e braccia per poi passare agli arti inferiori, con successiva paralisi. In primi disturbi possono comparire entro 3 ore dall’ingestione della tossina, ma possono trascorrere anche 15 giorni prima che si inizino a manifestare i sintomi dell’intossicazione, la cui gravità dipende dalla quantità di tossina ingerita.
A produrre queste tossine è il Clostridium botulinum che può contaminare alcuni alimenti, in particolare carne e pesce in scatola, salumi, conserve e verdure sott’olio. Il rischio di contaminazione maggiore è quello dei prodotti preparati in casa senza seguire le regole igieniche e sanitarie necessarie per garantirne la sicurezza. In caso di contaminazione è possibile che il coperchio della confezione si rigonfi, ma non è detto che il cibo abbia un brutto aspetto o un cattivo sapore.
L’ultimo caso che ha catturato l’attenzione pubblica risale allo scorso luglio e riguarda decine di persone che si sono recate in ospedale a Genova temendo un’intossicazione da botulino in seguito al consumo di pesto confezionato. Le analisi condotte hanno però confermato che si è trattato di un falso allarme. Prima ancora allarme in tutta Italia per il Latte in polvere.